Nordic: la Virtus Cesena sul Cammino Jacobeo

È stata un’esperienza da incorniciare. I tre giorni trascorsi lo scorso fine settimana in Val di Non (Trento) sulle tracce del Cammino Jacopeo rimangono un ricordo indelebile nella mia mente e nel mio cuore. Sono certo che lo stesso è capitato anche agli amici cesenati che erano con mia moglie Lorenza e con me e a chi ha camminato con noi lungo i 72 chilometri percorsi nelle tre tappe proposte dal fondatore del Nordic walking in Italia, Pino Dellasega e dalla sua stretta collaboratrice Chiara Campostrini.

Venerdì scorso, da Marcena di Rumo, posto sperduto e incantevole, sotto le cime innevate, con un sole che scalda i corpi ancora intorpiditi, ci muoviamo per la prima tappa. Ci immergiamo subito fra filari di meli in fiore. È un tuffo in una natura che abbraccia, che accoglie, che rincuora con il suo verde rassicurante e i profumi dei fiori di primavera. L’opera dell’uomo è evidente: qui si guadagna ogni metro quadrato e lo si sfrutta per la produzione delle mele più famose del mondo. È bello ammirare con quale perizia gli agricoltori locali amano e lavorano un terreno per nulla facile. Ed è altrettanto piacevole apprezzare come la natura si lasci lavorare e come risponda a chi non la violenta.
Si sale e si scende fra paesini di montagna dai nomi sconosciuti, fuori dalle famose mete turistiche. Esiste un Trentino diverso, costituito da belle abitazioni in legno, segno di un benessere diffuso e di una perizia nel lavoro che trova pochi uguali in Italia. Non si vedono cartacce in giro. Non un solo rifiuto per terra. Si ha quasi paura ad appoggiare i nostri bastoncini sull’asfalto tanto è tenuto bene tutto il territorio.
Il cammino Jacopeo si snoda tra canyon e forti pendenze, almeno nella prima tappa. I punti di arrivo sono chiese di montagna che custodiscono piccoli tesori. Noi camminatori, in parte pellegrini, entriamo in silenzio. Cerchiamo il timbro da apporre sulla credenziale e componiamo un fugace segno della Croce. Qualcuno si inginocchia. Qualche altro si ferma in preghiera, con il pensiero rivolto a casa.
Il sole accompagna tutta la prima giornata, fino al santuario di san Romedio, vera chicca dell’intera giornata. Un tuffo nel passato, nella storia e nella fede. Una sosta nel silenzio della clausura, salutare per tutti noi. Per chiudere la giornata ci aspetta una salita durissima, un vero e proprio muro tra i boschi, fino a Salter, dopo 28 chilometri e quasi 1.300 metri di dislivello complessivi.
Il secondo giorno vede una tappa più breve di quattro chilometri, e anche molto meno impegnativa dal punto di vista altimetrico. Da Salter ci avviamo prima verso Fondo, lungo una pista ciclabile tra lussureggianti prati che già fanno comprendere che ci si avvicina all’Alto Adige. La Val di Non stupisce a ogni curva. E ancora di più stupiscono le persone che la amano e ce la fanno conoscere sotto un altro punto di vista, quello che noi non avevamo mai preso in considerazione.
È piacevole nordiccare in compagnia, scambiarsi esperienze e confidenze sotto l’azzurro di un cielo inatteso e con di fronte le nevi del Brenta e dell’Adamello. Numerose cellette votive scandiscono il viaggio e ricordano a tutti l’Origine di tanta bellezza. Qualcuno sfrutta il tempo per ritrovare se stesso. Qualche altro per mettersi in contatto più diretto con Dio. Certo, qui viene più facile far salire una preghiera di lode a di ringraziamento al Creatore.
La chiesa di Nostra Signora di Senale chiude la seconda giornata. Siamo in provincia di Bolzano. I cartelli stradali sono tutti bilingue, ma qui domina il tedesco. Gli alpeggi hanno preso il posto dei meleti e lo sguardo si rilassa con piacere sui pendii a pascolo. Il rientro in albergo in pulmino ci riporta nel centro benessere del “Cavallino bianco” grazie al quale è più veloce il recupero delle energie spese.
Domenica primo maggio le previsioni sembrano non dare scampo, ma noi camminatori, come dice il mitico Pino e nonostante la minaccia di pioggia, ci mettiamo in marcia. Sfoderiamo le nostre mantelle e da Madonna di Senale puntiamo su Rumo, per chiudere le tre tappe del Cammino Jacopeo.
È straordinario il tragitto in mezzo ai boschi, con la neve fresca della notte. La pioggia in gran parte ci risparmia, ma ugualmente abbiamo occhi per vedere e scrutare una natura sempre diversa. I compagni aiutano l’incedere del passo in mezzo al fango e sostengono anche nella fatica che ormai si fa sentire, dopo oltre 70 chilometri.
Il rientro a Marcena è agevole, molto più del previsto, soprattutto per chi, nelle settimane precedenti, aveva messo un po’ di strada nelle gambe. Ci si saluta. Ci si abbraccia. Ci si scambia i contatti. Si fa fatica a lasciare un posto così rigenerante e una compagnia tanto cordiale e disponibile. È ora di rientrare. Il cammino, ancora una volta, ha lasciato il segno. Ci ha cambiati. Mi ha cambiato. In silenzio, ma con un tumulto di pensieri e di ricordi straordinari, maciniamo chilometri di autostrada e siamo già immersi nelle nostre preoccupazioni di sempre.

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Pubblicato giovedì 5 Maggio 2016 alle 09:11

Una risposta a “Nordic: la Virtus Cesena sul Cammino Jacobeo”

Commenti

  1. Stefano 07 Mag 2016 / 00:23

    Leggo su segnalazione di Paola questo bel resoconto dei tre giorni passati nella nostra bella Val di Non.
    Parole che non sarei riuscito a esternare al meglio, io “noneso” come tradizione di poche parole, ma che sicuramente posso condividere con voi.
    Anch’io ho scoperto, in questo tre giorni, degli scorci di Anaunia che, per la frenesia delle giornate lavorative, non avevo mai avuto l’opportunità di ammirare.

    Grazie per avermi accompagnato in questa piacevole avventura, con i miei e vostri fidati bastoncini, spero di ripetere presto simili esperienze perché, come hai ben detto: lasciano il segno.

    Un caloroso saluto dalla Val di Non: noi siamo sempre qui e vi attendiamo quando vorrete ritornare a farci visita.

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