Ricordando il “Nevone del ’12”

di Cristiano Riciputi *

E’ facile dire neve. Un mix di disagio, panorami bellissimi, la corsa all’acquisto delle pale, le sbadilate interminabili, l’andare al lavoro a piedi o in autobus, le vacanze forzate.

Per me è stato diverso. Quando al settimanale Corriere Cesenate abbiamo deciso di sospendere per un numero la pubblicazione perché le Poste non sarebbero riuscite a consegnarlo, si è aperta una nuova prospettiva: cercare di raggiungere più luoghi e situazioni possibili da rilanciare poi sul sito online del giornale.

Prima premessa: ho sempre amato la neve, soprattutto muovermi su di essa. Non ho mai messo gli sci ai piedi, ma da piccolo più volte ho attrezzato con catene, di mia realizzazione, la bicicletta. E poi ricordo una scivolata clamorosa in scooter per strada, dove mi ero avventurato dopo una leggera imbiancata.

Seconda premessa: in media percorro con l’auto, ogni mese, non più di 400 chilometri. Nei 10 giorni di neve ne ho macinati 610 in condizioni non sempre agevoli.

Sulle strade della Romagna innevata

La mia avventura nevosa/lavorativa parte ufficialmente sabato 4 febbraio, dopo un breve assaggio il giorno precedente. Montate le catene (solo grazie all’aiuto del mio vicino meccanico) alla C3, già provvista di gomme antineve e differenziale antislittamento, parto per un giro nella Centuriazione romana. Alcuni Cardini, come il Boscone, pur liberati dagli spartineve, a fatica permettono il passaggio di un’auto seppur di modeste dimensioni.

Il giorno dopo comincia il vero “divertimento”. Il comandante della Compagnia di Cesena dei Carabinieri, Capitano Diego Polio, si trova a San Tommaso “a coordinare i lavori dei militari”, come mi riferisce interpellandolo al telefono. Provo a raggiungerlo. La salita è impegnativa, ma si va. Superata La Panoramica la strada è sempre più stretta, ma finalmente intravedo, nel panorama candido, la sagoma scura dei Carabinieri e dei militari. Qui una grossa pala del Genio sta liberando il vialetto di una casa, lungo un centinaio di metri. La neve supera i 90 centimetri di altezza.

Poco dopo giunge al Capitano la comunicazione che c’è stata una richiesta di aiuto da parte della Comunità Papa Giovanni XXIII che ha una residenza a meno di tre chilometri di distanza. Raggiungiamo la zona insieme a una squadra dell’Enel ma, per raggiungere la casa, ci sono oltre 500 metri di viale assolutamente impraticabile. Tramite il direttore del Corriere Cesenate, Francesco Zanotti, riusciamo a metterci in contatto con la comunità e ci viene detto che il problema (mancanza di corrente elettrica) si è risolto da solo poco prima. Risalendo la strada, ci fermiamo alla comunità del Padre Nostro, adiacente la chiesa di San Tommaso, dove il Capitano si sincera sullo stato dei residenti. Non posso non notare il grave danno che ha subìto il cedro secolare posto alla destra della chiesa: due grossi rami si sono spezzati rovinando a terra.

Nel tardo pomeriggio prima mi reco a Formignano insieme al collega Alessandro Mazza di Romagnaoggi.it (per i dettagli, si legga il suo reportage). Poi, nel tardo pomeriggio, raggiungo, insieme a Polio e alla collega Cecilia Gaetani del Resto del Carlino, il Carisport dove il peso della neve ha incrinato una trave maestra e tramite pale telescopiche si sta cercando di alleggerire il tetto dal peso della neve.

Costantemente informo al cellulare il direttore Zanotti o il collega Michelangelo Bucci che provvedono a inserire in diretta le notizie sul nostro sito.

Il 6 febbraio decido di affrontare decisamente le colline. Rio Marano, Montiano, Santa Paola, Sogliano, Santa Maria Riopetra, Mercato Saraceno, Bagno di Romagna, Saiaccio, Sarsina e infine Martorano è l’itinerario di questa splendida giornata d’avventura che terminerà solo in piena notte, dopo le 23. A Rio Marano faccio la prima conoscenza con i vigili del Fuoco di Bolzano e la loro turbina: avrò modo, dopo molte ore, di rivederli all’opera a Saiaccio. A Montiano raggiungo il sindaco Fabio Molari il quale è impegnato a coordinare gli interventi per liberare le case isolate. C’è anche il problema della mancanza di pane fresco in quanto il fornaio non ha potuto aprire il negozio.

Attraverso le colline, lungo la strada che di solito faccio in bicicletta durante assolate giornate estive, raggiungo Santa Paola e poi Sogliano. La celebre “Cioca”, la salita preferita dai ciclisti, è stata liberata grazie all’intervento di una turbina. La situazione è sotto controllo, pur con una quantità di neve caduta ben superiore a quella della pianura. Parlando con gente intenta a spalare ai bordi della strada, capisco che la preoccupazione riguarda i tetti delle case, soprattutto quelli delle strutture agricole: alla fine del ‘nevone’ saranno decine i capannoni crollati nella fascia collinare. A Sogliano, lungo la strada principale, ai lati i cumuli sono già altissimi: molti hanno messo dei paletti con delle bandierine per segnalare la presenza delle proprie auto sotto la neve.

La mia intenzione è quella di arrivare a Mercato Saraceno passando da Strigara e Santa Maria Riopetra: due Vigili del fuoco, a bordo di un fuoristrada, dicono che dovrei farcela, ma occorre molta prudenza soprattutto nei tornanti. A un bivio i cartelli indicano che Perticara è a soli 15 chilometri. Incrocio ben pochi mezzi e si tratta solo di trattori o ruspe intenti a togliere la neve. Raggiungo con molta cautela Mercato Saraceno; da qui la vecchia statale verso Bagno di Romagna è pulita. Solo che, avendo le catene montate, devo procedere a velocità bassissima (20 Km/orari) mentre nei tratti ghiacciati o innevati posso arrivare a 40-50 Km/orari.

Chiamo Lorenzo Spignoli, sindaco di Bagno di Romagna, il quale mi dà tutte le indicazioni per raggiungere Saiaccio, una località posta a oltre 800 metri d’altezza dove è previsto l’intervento della turbina dei Vigili del fuoco di Bolzano, gli stessi che al mattino avevo incontrato a Rio Marano, a Cesena.

Salire a Saiaccio è impegnativo. La strada è stretta, la neve ai lati sfiora i due metri e i tornanti sono al 15% di pendenza. Al culmine incontro Marco Ostolani e Marco Rossi, un allevatore di bestiame e un contoterzista che aspettano con ansia la turbina altoatesina. Grazie a quella sperano di riuscire a raggiungere l’allevamento di cavalli di Rossi situato dopo due chilometri di sentiero, nel bosco. Il mezzo arriva quando è già buio, il termometro segna meno 9 gradi e si parte. Rossi e io siamo a piedi e così ho la possibilità di scattare foto ai volontari di Bolzano e di prendere appunti. Sul sentiero si notano tracce lasciate dai lupi: Rossi lo afferma con certezza in quanto poche ore prima ne aveva incrociato uno. La strada per l’allevamento viene liberata dalla turbina e il giorno dopo i cavalli possono ricevere nuovo foraggio.

Non essendo possibile raccontare giorno per giorno il mio diario della neve, per ovvi motivi di spazio, mi concentro su qualche altro episodio.

Il 7 febbraio, di buon mattino, prima raggiungo il sindaco Paolo Lucchi e l’assessore Elena Baredi intenti a trasferire alimenti deperibili dalle mense delle scuole (chiuse) alle case di riposo.

Poi decido di raggiungere il mezzo cingolato dei militari, arrivati come rinforzo, carico di viveri da portare alle famiglie rimaste isolate. Ma non arrivo in tempo all’appuntamento e li perdo. Opto allora per andare a Luzzena a chiedere informazioni all’amico agricoltore Primo Bagni. La casa di Bagni si trova a un chilometro dalla strada principale e la nevicata della notte ha reso impraticabile il viale. Però vedo i segni di un grosso cingolato: esulto! E’ proprio quello dei militari che pensavo di aver ormai inesorabilmente perso. Chiamo Bagni il quale mi dice di fare presto perché stanno per andarsene. Ma un chilometro a piedi nella neve non si percorre in cinque minuti. “Vieni giù in macchina e vai spedito, così non hai problemi” mi dice lui. “Ma se rimango bloccato?” chiedo io. “Ti tiro fuori col trattore”, mi tranquillizza. Detto e fatto: mi avventuro nel viale in discesa e dopo 500 metri finisco la gloriosa corsa contro un cumulo di neve di un metro, non pressato dal cingolato.

Raggiungo il casolare a piedi e trovo un allegro gruppetto di militari che fa il punto della situazione con Massimo Moretti, funzionario del Servizio tutela ambientale e sicurezza del Comune, che coordina la distribuzione degli aiuti. I militari hanno tutti meno di 25 anni e sono per lo più siciliani. Affrontano questa esperienza con tranquillità e l’autista del mezzo cingolato (un potente articolato di costruzione norvegese con 4 cingoli indipendenti) è davvero abile nell’affrontare muri nevosi alti anche più di due metri.

Da Primo Bagni tornerò poi altre due volte: il 9 febbraio quando, insieme a Leopoldo Turci, apre la strada di Sauro Bambini, 76enne rimasto bloccato in casa per 8 giorni a causa della nevicata, sempre a Luzzena. I due trattoristi aprono un varco negli oltre 200 metri di viale di casa Bambini. In alcuni tratti la neve supera i 160 centimetri. Vado poi a seguire, il 12 febbraio, le operazioni di sgombero della neve dal tetto della stalla, alle quali partecipano alcuni vicini. Nell’occasione noto, riprendo e fotografo sei caprioli che arrancano nella neve in cerca di cibo.

Il 9 febbraio mi faccio accompagnare da Alberto Giannini, presidente della Bcc di Sarsina, a Tezzo di Sarsina per verificare il crollo di una stalla. Recandomi a Sarsina scorgo, sulla sinistra della vecchia statale, la punta di un capannone che pare incrinata. Dalla curiosità salgo fino alla casa e qui faccio conoscenza con la famiglia Mingozzi: in realtà il peso della neve ha fatto crollare due strutture seppellendo trattori, attrezzature, paglia e granaglie per gli animali. La famiglia è alla disperazione e il giorno dopo la loro storia sarà raccontata in diretta televisiva, su Tv2000, dal giornalista Maurizio Di Schino. Con la troupe di Tv2000 (canale 28 del digitale terrestre) collaboriamo per tre giorni: riescono a fare le dirette televisive con grande facilità grazie ad uno zainetto dotato di tutti i dispositivi radio. Un sistema molto più agile rispetto alle altre tv presenti che hanno furgone con parabola e restano abbastanza stanziali in piazza del Popolo.

La sera di venerdì 10 febbraio, invece, affronto il forte vento che accompagna l’ultima nevicata di questi incredibili 12 giorni. Da Martorano raggiungo il Portocanale di Cesenatico, per poi fare tappa a Gambettola, Longiano e Roncofreddo. Nella cittadina collinare il vento spinge la neve sulla strada creando delle onde in continuo movimento. In pieno centro in poco più di un’ora ne sono caduti altri 30 centimetri.

Un’altra diretta tv va in onda dalla parrocchia di Case Finali (sabato 11) con interviste al parroco don Marcello Palazzi e ai volontari armati di pala. Lo stesso giorno termino “il tour” a Lizzano seguendo le operazioni, coordinate dai Carabinieri, per liberare alcune abitazioni grazie all’uso di un Caterpillar cingolato.

Oggi, 31 marzo 2012, sono passati esattamente due mesi dalla caduta dei primi fiocchi della storica nevicata. E nella giornata odierna, nella frazione di Casale di Cesena, ho visto un piccolo cumulo di neve che resiste all’ombra di una stalla. Un mucchietto ormai annerito e impolverato che, goccia dopo goccia, ha il destino segnato.

La neve, come gli episodi della vita, passa in fretta. E in campagna già si parla di siccità.

*Giornalista del settimanale
Corriere Cesenate

Pubblicato giovedì 10 Maggio 2012 alle 00:00

Una risposta a “Ricordando il “Nevone del ’12””

Commenti

  1. valeriano 10 Mag 2012 / 12:14

    I Diari di bello hanno che il racconto è autentico, immediato e sincero. Ringrazio Cristiano, il Direttore Francesco e tutta la Redazione del Corriere Cesenate per quanto avete fatto ” in quei giorni”! Penso che sarebbe bello …” a memoria duratura” ampliare questo racconto con le foto più belle, i tanti flash delle ” Brevi quotidiane” che ci hanno permesso- pur isolati e sepolti dalla neve- di sentirci uniti e disponibili all’aiuto reciproco. Grazie. Valeriano

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