Turismo e implicazioni sociali ed economiche, un incontro all’alberghiero di Cesenatico

Resoconto della Giornata del Creato celebrata in diocesi

Il viaggio come metafora della vita. Il turismo come occasione di incontro e di relazione, ieri come oggi. Quali sfide e opportunità future in un territorio vocato all’accoglienza turistica? Di tutto questo se ne è parlato all’incontro promosso dalla Commissione diocesana “Gaudium et spes” che si è tenuto sabato 9 settembre negli ambienti dell’Istituto professionale alberghiero Ial, a Cesenatico.

L’appuntamento ecumenico, molto partecipato, era la proposta diocesana per celebrare la 12esima Giornata mondiale per la salvaguardia del Creato, istituita per il primo di settembre da papa Francesco. Oltre al vescovo Douglas, vi hanno partecipato e hanno animato la preghiera conclusiva il parroco della comunità ortodossa padre Silvius Sas, il pastore della Chiesa avventista del 7° giorno Franco Evangelisti e il parroco della Chiesa Greco Cattolica Cristian Coste.

Cenni della ricerca storica in corso sulle Colonie marine sono state presentati dalle ricercatrici Simona Sallustri e Roberta Mira. “Colonie” deriva da “colonizzare”, e se alla fine dell’800 il termine non aveva azione educativa ma puramente aggregativa di ’altro luogo’, con il fascismo diventano occasioni di propaganda dell’ideale fascista e formazione gerarchizzata dell’uomo ’nuovo’ regimentato. La finalità educativa riprende negli anni del dopoguerra.

“E per fortuna che ci sono state le colonie!”, ha aperto il suo intervento Giancarlo Barocci, presidente dell’associazione Albergatori di Cesenatico. “Tanti turisti sono tornati a Cesenatico grazie ai ricordi di periodi trascorsi in colonia, da bambini…”. I ricordi e i confronti di Barocci, albergatore dal 1973, sono impietosi: “Una volta la gente entrava in albergo chiedendo permesso, ringraziava del servizio. In inverno si tenevano i contatti e non erano infrequenti le telefonate di saluto. Le famiglie alloggiavano per due settimane e questo ci permetteva di entrare in relazione con garbo e simpatia. Ora è tutto più vulnerabile, i giorni di permanenza si sono ridotti e la relazione ne ha risentito: se gli si fa una battuta scherzosa, i turisti sono quasi infastiditi; vogliono passare inosservati quando invece tutto è sotto controllo, e danno sempre meno confidenza. Anche il rapporto tra loro è spesso al limite della tolleranza. I figli? Il mio è bravissimo e sempre giustificato; il tuo, che fa come il mio, è un maleducato e voi con lui!”.

Ma c’è anche del bene: “Abbiamo il privilegio di aiutare la gente a vivere al meglio le attese vacanze. Tra tanti opuscoli che teniamo a disposizione dei turisti, ce n’è uno di cui vado particolarmente fiero e lo tengo in vista e stampato a colori: gli orari delle Messe. E se non lo vedono, in tanti ce lo chiedono. È per noi un richiamo a vivere l’estate non solo in senso consumistico. E comunque, davvero dico che il nostro è un bellissimo mestiere: se rinascessi, sceglierei di nuovo di fare l’albergatore stagionale a Cesenatico”.

Il lavoro è sì fatica, ma è un grande strumento di relazione, consapevoli come siamo che “è molto più povero chi non ha relazioni, piuttosto di chi non ha reddito. Stagionalità non deve significare precarietà; se ben fatta e vengono rispettate le tutele sindacali adeguate. Il lavoro è dignità, attraverso di esso si cresce in umanità e si vince la solitudine. In tutto questo, grande maestro è stato papa Francesco nel discorso pronunciato a Genova in occasione del suo viaggio del maggio scorso. Una grande lezione per tutti, imprenditori e lavoratori!”.

Numerosi i punti toccati dal presidente dello Ial regionale Francesco Falcone nella sua relazione, facendo presente attività e finalità del luogo che ha ospitato l’incontro: “I nostri studenti sono ragazzi dai 15 anni fino a persone adulte. Spesso hanno alle spalle situazioni di grandi fragilità, di abbandoni e difficoltà. Qui, con lavoro e serietà, proponiamo loro un percorso di presa di coscienza della loro identità, con dignità e dando senso compiuto delle cose che fanno. Per questo sottolineo che la formazione professionale non deve essere ’figlia di un dio minore’, ma una validissima risposta alla dispersione scolastica che in Italia è ancora al 15 per cento, con forte rischio di un analfabetismo di ritorno”.

Il lavoro come riscatto di situazioni di disagio. È possibile. La testimonianza di Nicolò Capitani dell’associazione Papa Giovanni XXIII è un continuo richiamo ai principi cardine del fondatore dell’associazione don Oreste Benzi: “Le membra deboli sono le più necessarie. E non si dia per carità ciò che spetta per giustizia”. Capitani ha illustrato l’esperienza di ’albergo solidale’ che la Papa Giovanni XXIII sta portando avanti presso la colonia “Stella Maris” di Rimini. Avuta in donazione più di vent’anni fa, è del 2013 l’adesione al bando promosso dal Comune di Rimini per favorire l’alloggio di famiglie sfrattate. Così, se in estate la struttura continua a funzionare per la ricezione turistica di comunità vicine alla Papa Giovanni, per tutto l’anno ospita nuclei familiari (da 1 a 6 persone) che hanno perso la casa. Una ottantina le persone così accolte in questi 4 anni, per periodi di tre mesi rinnovabili fino a un anno e mezzo. E stabilmente, all’interno della struttura vive un consacrato insieme a un gruppo di profughi. Dieci i dipendenti, alcuni con situazioni di disagio alle spalle, “che così hanno ricevuto una nuova dignità”, sottolinea Capitani. “La struttura, così, funziona, in una continua sfida sul piano della sostenibilità economica e della relazione umana. Portiamo avanti un atto di giustizia, oltre che d’amore”.

Sabrina Lucchi

Pubblicato giovedì 14 Settembre 2017 alle 00:01

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