È urgente la ricostruzione della grande “casa comune”

Terza guerra mondiale a pezzetti

di Piero Altieri

Martedì 11 luglio il calendario liturgico ci ha convocati per festeggiare San Benedetto, patriarca del monachesimo occidentale, dichiarato patrono d’Europa da papa Paolo VI.

Ormai al tramonto della giornata salgo al Santuario della Madonna del Monte per unirmi alla comunità monastica che celebra con la presidenza del vescovo Douglas, la divina liturgia che, animata dalla corale gregoriana, canta le lodi per le opere grandi che la Provvidenza ha realizzato lungo i secoli, forgiando un volto sempre più a immagine del Creatore per il nostro antico continente. E preziosa e feconda l’opera di San Benedetto! Ancora una volta la celebrazione dell’Opus Dei è iniziata invocando il perdono di Dio per le gravi e frequenti infedeltà e tradimenti. Tragica e attuale risposta alla missione che Dio ha affidato all’Europa la cui storia e identità sono state fecondate dalla luce e dalla energia che scaturiscono dall’Evangelo.

Uscendo, attraverso il chiostro piccolo, torno a rimirare la scritta scolpita nel cordulo di uno dei capitelli in cima a una delle colonne che scandiscono gli archi del porticato: “Ad Christi matrem caesenates currite gentes”.

Sono a casa nell’ora del telegiornale: oltre le notizie di una meteorologia impazzita, altre ripetono il dissennato scontro tra le moltiplicate ‘correnti politiche’ che, preoccupate solo di rimirare il proprio ombelico se ne fregano delle responsabilità che i cittadini hanno loro affidato. Alziamo lo sguardo, ed ecco una drammatica incapacità di affrontare, con saggezza politica e tenendo lontani i rigurgiti di deleterie derive nazionalistiche, la crisi gravissima che ha scompaginato mettendone a rischio le fondamenta, la grande “casa comune” che nel II dopoguerra ha preso il nome di Unione Europea.

Una crisi che rende l’Europa incapace di affrontare con la forza del dialogo e della solidarietà le sfide scatenate dall’incalzare del fondamentalismo islamico e provocate dalla indicibile miseria e umiliazione in cui vivono le popolazioni sub-sahariane, nel cui sguardo ancora si riflettono le amare conseguenze della politica coloniale di tanti Stati d’Europa.

È urgente la ricostruzione della grande “casa comune”, andando oltre alle meschine cifre che regolano i commerci o alle necessarie misure che uniformano la politica fiscale dei singoli Stati. È necessaria la rifondazione nelle coscienze di quell’Umanesimo che renderà capace l’Europa di affacciarsi nel mar Mediterraneo e di mettersi in dialogo anche con gli altri continenti, non con l’arroganza della potenza militare e delle subdole manovre delle grandi lobby finanziarie, ma con il volto che la sua storia ha delineato, pur tante volte sfregiato dagli egoismi che si sono agganciati a ideologie perverse che hanno tentato di svuotarne l’anima.

Riprendo in mano un prezioso libretto che le edizioni Dehoniane di Bologna hanno portato in libreria, intitolato: “Sognare l’Europa”. Il professor Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio a Roma, vi ha raccolto e annotato sapientemente i discorsi di papa Francesco al Parlamento europeo, al Consiglio d’Europa (novembre 2014) e alla delegazione che gli aveva consegnato, in Vaticano, il “Premio Carlo Magno” (6 maggio 2016).

Un buon viatico per ridare speranza al futuro, riscoprendo le antiche radici, ridando linfa vitale a un’Europa invecchiata, ripiegata su se stessa, travolta da un indifferentismo che conduce là dove tramonta il sole.

Ma, spes contra spem, il “Sole” non tramonta se lo vogliamo. E così si riaprono i cantieri operosi di un nuovo (ma sempre antico) Umanesimo. Proprio 100 anni or sono (1 agosto 1917) papa Benedetto XV lanciò alle potenze belligeranti che stavano provocando il “suicidio dell’Europa” l’appello a porre termine alla “inutile strage” aprendo nel contempo, un dialogo leale per porre le fondamenta di una pace giusta e operosa. Voce che purtroppo non fu ascoltata e ne seguì la “strage” che riassumiamo nel titolo di II guerra mondiale.

La recente crisi che stiamo attraversando ha, profeticamente, mosso papa Francesco a denunciare l’esplosione di una III guerra mondiale che si combatte a pezzetti. L’Europa accolga con scelte sagge seppure faticose, il richiamo del Pontefice per tornare a essere madre feconda di pace. Forse tornerà a dircelo nell’incontro che avremo con lui domenica 1 ottobre.

Pubblicato giovedì 20 Luglio 2017 alle 00:01

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