Nascere è stata proprio una sfortuna?

Caro direttore,
come ho detto ad alcuni genitori a un incontro, di notte ho iniziato ad avere gli incubi. Recentemente ho sognato un grande drago viscido e ripugnante che si mangiava dei ragazzi adolescenti.

L’incubo non è casuale. Ogni giorno vedo come la droga, il sesso fine a se stesso, la violenza e la finta cultura digitale stia portando i ragazzi sull’orlo del precipizio del nulla.

Per la prima volta mi è capitato di avere in classe un ragazzo che mi ha preparato una tesina a favore della legalizzazione della cannabis. Un altro mi ha detto che i suoi amici si ritrovano il martedì, il venerdì e il sabato a farsi le canne e stanno “benissimo” perché tanto non fanno nulla.

Alla mia semplice domanda: “Se non fanno nulla perché se le fanno?” il silenzio è stato assordante.

Stiamo insegnando ai ragazzi che nascere è stata una sfortuna (loro usano una parola molto più in voga, ormai utilizzata anche in tv) perché l’aspetto più importante del fare sesso (va bene a qualsiasi età purché uno senta il “momento giusto”) è che sia fatto protetto perché le controindicazioni sono le malattie e le gravidanze.

Ho scoperto quest’anno la moda di “farsi i biscotti” (affettarsi la pelle – tagliarsi). I biscotti possono essere alla vaniglia o al cioccolato e dipende se uno soffre davvero o lo fa solo per moda. Ci sono ragazzi che postano sui social questi tagli come trofei ormai rovinati da questa nuova moda e genitori che non si accorgono di nulla.

Per riassumere, stiamo insegnando ai nostri ragazzi che nascere accade per sfortuna (un preservativo bucato o dimenticato), che anche la vita è una sfortuna e per questo è meglio farsi una canna con gli amici per dimenticare e che vista tutta la sfortuna (loro usano sempre quell’altra parola) che ci circonda sarebbe meglio poter decidere in autonomia quando si è stufi di vivere in modo da potersene andare, almeno in questo momento, in pace e senza soffrire.

In Russia è nata la moda del gioco social “Blue whale” che prevede una serie di prove dolorose e assurde, come incidersi una balena sul braccio, l’ultima prova da superare è il suicidio lanciandosi dal palazzo più alto della propria città. Alcune delle ragazze che si sono tolte la vita hanno scritto queste frasi: “Questo mondo non è per noi” oppure “Siamo figli di una generazione morta”.

Giusto per essere chiari, quando questi ragazzi parlano di “generazione morta” si riferiscono a noi genitori, educatori, adulti ormai ridotti a insegnare una cultura di morte o al massimo delle istruzioni per l’uso utili a evitare il maggior numero “di sf….”.

Bellezza, verità, felicità, libertà sono parole scomparse dal dizionario degli adulti al massimo sostituite da soldi, successo, stipendio e diritti economici. Lentamente stiamo avvicinando questi ragazzi al baratro, ma in questo buio penso che portare la presenza di Gesù che cambia la vita sia il dono più grande e atteso da questi ragazzi.

Ai ragazzi vorrei ripetere le parole di non arrendersi alla cultura triste di questo mondo e che Gesù li aspetta per abbracciare tutte le loro “sf….”.

Agli adulti/zombie vorrei dire che forse è venuto il momento di mettersi seriamente in discussione perché il drago che divora i nostri ragazzi è già presente in mezzo a noi.

A presto.
Grazie per l’ospitalità.
Domenico Fabio Tallarico

Pubblicato giovedì 23 Marzo 2017 alle 00:01

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