Mettersi in gioco dall’altra parte del mondo
Il commento del direttore al Primo Piano del numero di questa settimana (23 febbraio – 1° marzo) dedicato ai romagnoli che si lavorano all’estero.
Intendiamoci subito: non sono giovani più bravi degli altri. E non sono neppure dei superman. Sono semplicemente dei ragazzi che si sono messi in gioco, qualcuno addirittura dall’altra parte del mondo.
Non vogliamo fare l’apoteosi di chi se ne va dall’Italia. Ci mancherebbe altro. Nella difficoltà del momento nel trovare lavoro, ci limitiamo a segnalare anche chi ha cercato fuori dai confini nazionali.
Si tratta di raccontare esperienze, certamente significative, ma sempre di esperienze si tratta.
Possono servire a qualcuno? Questi giovanotti hanno suggerimenti utili? Noi speriamo di sì, ovviamente. Con questo di certo non vogliamo fornire giudizi su chi resta alle nostre latitudini. Anzi, da tempo diciamo che la partenza di tanti, anche troppi ormai, è solo un impoverimento per il territorio e per l’Italia. Un assurdo di questo nostro tempo. Formiamo, spesso in maniera ottima, tanti giovani bravi e brillanti, e poi ce li lasciamo sottrarre solo perché non investiamo a sufficienza sulle nuove generazioni, preoccupati come siamo di conservare i privilegi acquisiti e non disposti a scommettere sul futuro.
Per la verità, qualcosa in controtendenza si muove, come abbiamo raccontato spesso anche su queste pagine, con diverse associazioni di categoria impegnate su questo fronte, e come diciamo in questo Primo piano con il progetto sperimentale proposto da Ial Emilia Romagna, Iscom Formazione Forlì-Cesena e Serinar.
Infine, dobbiamo anche dire, e lo facciamo con piacere, che diverse esperienze che qui raccontiamo, ci vengono segnalate da voi lettori. Di questo siamo contenti. Continuate a farlo. E noi daremo spazio a questi nostri ragazzi.
Francesco Zanotti