Commento al Vangelo – III domenica del Tempo ordinario – Anno A

La conversione di ogni giorno, essenziale sempre

Domenica 22 gennaio (Anno A)- 3ª Domenica Tempo Ordinario
Is 8,23b-9,3; Sal 26; 1Cor 1,10-13.17; Mt 4,12-23

Il Vangelo della terza domenica del tempo ordinario parla degli inizi del ministero di Gesù. L’avvio della predicazione del Messia viene presentato come il compimento di una profezia di Isaia citando un brano letto anche nella liturgia di Natale. Il popolo che, nelle tenebre, ha visto la luce siamo noi, oggi, raggiunti dalla salvezza di Cristo morto e risorto.

Perché ciò avvenga la prima condizione necessaria è la conversione che si basa su una buona notizia: “Il regno dei cieli è vicino”.
Convertirsi significa cambiare direzione nel cammino della vita invertendo la marcia. “Andare controcorrente, dove la ‘corrente’ è lo stile di vita superficiale, incoerente e illusorio”, come la definiva Benedetto XVI. Staccarsi da ciò che nel nostro comportamento e nella nostra personalità non è conforme alla volontà del Signore per aderire pienamente a Cristo, modello di uomo che vale sempre e per tutti. “È la sua persona la meta finale e il senso profondo della conversione, è lui la via sulla quale tutti sono chiamati a camminare nella vita, lasciandosi illuminare dalla sua luce e sostenere dalla sua forza che muove i nostri passi”, affermava Benedetto XVI nell’Udienza del Mercoledì delle Ceneri del 2010.

Se non si parte dalla conversione, ogni nostro impegno sulla via del Vangelo è destinato a fallire. La conversione però non sta solo all’inizio della vita cristiana, ma è un atteggiamento che resta essenziale sempre, in ogni momento e riguarda tutta la nostra persona: il cuore e la mente. Ogni giorno Gesù ci chiede di aver fiducia in Lui, di rimanere in Lui, di rinnovare il nostro incontro con Lui nella concretezza della vita quotidiana, altrimenti “il regno dei cieli” non si realizza.

La buona notizia è che il Regno dei cieli è vicino e possiamo sperimentarne gli effetti. Non si tratta di un regno terreno delimitato nello spazio e nel tempo, ma di Dio che regna in mezzo a noi nella persona di Gesù e con la forza dello Spirito Santo. Lo sviluppo del Regno dipende anche da noi, dal nostro rispondere sì o no alla chiamata alla chiamata di Cristo. “Dobbiamo soltanto spalancare la porta, e Lui fa tutto il resto. Lui fa tutto, ma a noi spetta spalancare il cuore perché Lui possa guarirci e farci andare avanti. Vi assicuro che saremo più felici” (papa Francesco, Udienza 18 giugno 2016).

La seconda parte del Vangelo ci parla della chiamata dei primi apostoli: Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni. Gesù per aiutare tutti a raggiungere il Regno chiama alcuni uomini e li associa al suo ministero. Non pretende di realizzare da solo l’opera di salvezza, senza collaborazioni. Seguire Gesù però comporta un distacco profondo: lasciare le reti, la barca e il padre. È una chiamata non in vista di una sistemazione sociale o di un particolare privilegio, ma nella prospettiva di andare verso l’umanità, di essere “pescatori di uomini”. “Solo se si è centrati in Dio è possibile andare verso le periferie del mondo” (Francesco, Omelia 3 febbraio 2014).

Marco Castagnoli

Pubblicato giovedì 19 Gennaio 2017 alle 00:00

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