Sogno o son desto?

di Francesco Zanotti

Realtà o fantasia? Me lo chiedo davanti ai fatti che stanno accadendo da giorni nella frazione cesenate di Borello. Scrivo queste note martedì pomeriggio, poco prima di andare in stampa. Ho accanto a me il comunicato diffuso da poco dalla Confraternita di Misericordia di Valle del Savio. Leggo con stupore il contenuto e fatico a comprendere che quei fatti siano accaduti a casa nostra.

“Gesti indecorosi – li definisce il responsabile Israel De Vito – che non appartengono alla comunità borellese e al popolo cesenate”. Ne siamo certi anche noi. Eppure non possiamo fare finta che non ci riguardi quanto si sta verificando ora con i senza fissa dimora e prima per l’accoglienza verso i migranti. Ci appartiene, come noi apparteniamo a questo territorio, a questa gente, a questa terra da sempre calorosa e cordiale con il forestiero.

Come fanno alcuni contestatori ad affermare che “il volontariato è la rovina d’Italia”, vista la nota di denuncia della Misericordia? Come si può arrivare a pronunciare certe frasi? Come è possibile andare a protestare sotto la casa in cui vengono accolte persone che rischiano di rimanere in strada in queste notti di grande freddo? Come si può essere così duri e insensibili? Sono le domande che mi salgono dal profondo. Sono gli interrogativi che si pone chi ha un minimo di umanità.

In argomento, ho scambiato qualche battuta con due giovanotti. Ci siamo chiesti se il mondo in cui viviamo sia davvero giusto o se non si potrebbe fare qualcosa di più e meglio. Se le ingiustizie dipendono tutte dagli altri e non in parte anche da noi stessi. Siamo andati avanti un po’ con questi ragionamenti. Poi siamo arrivati a una piccola conclusione: forse, tra duecento anni sui libri di storia si leggerà che mentre in Occidente si viveva in pieno benessere, migliaia di profughi morivano nel gelo, nel fango e nel sudiciume sulla rotta balcanica.

Vedere certi immagini trasmesse dalle tv di tutto il mondo non può non inquietare i nostri cuori ormai troppo insensibili. Ha ragione papa Francesco: rischiamo tutti la globalizzazione dell’indifferenza. Tutti. Davanti a uomini, donne e bambini che rovistano nell’immondizia di un’Europa che alza i muri, si dovrebbe produrre in noi un moto di immediata ribellione, una sollevazione di popolo in favore di questi nostri fratelli abbandonati.

E invece no. Ci scandalizziamo nel leggere di ciò che accadde nel passato, dimenticando che sui libri di storia, in negativo, rischiamo di finirci noi. Allora occorre una presa di coscienza forte che diventi voce di chi non ha voce e ricordi che, con le parole di don Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, “ogni chiusura tradisce la fede e indebolisce la democrazia”.

Corriere Cesenate 02-2017

Pubblicato martedì 17 Gennaio 2017 alle 18:30

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