I discorsi di fine anno: un 2017 generativo, non divisivo

di William Casanova

A fine anno, tempo di bilanci e verifiche sul periodo appena trascorso, che per la politica è stato a dir poco movimentato con il referendum costituzionale. Il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio, nei loro discorsi di fine anno, si sono concentrati sugli stessi temi: giovani, lavoro, sud, legge elettorale. Sono quattro temi tutti figli, in modo diretto o indiretto, della riforma sottoposta ai cittadini il 4 dicembre.

E’ indubitabile che dal sud e dai giovani sia arrivata (con numeri maggioritari) una forte bocciatura del disegno di cambiamento proposto dal governo Renzi. La scelta di anticipare le riforme prima di modificare la Costituzione ha lasciato sul tavolo una serie di problemi aperti di difficile soluzione. Prendiamo le politiche attive per il lavoro: si era impostata la riforma pensando che la competenza in materia fosse già ritornata allo Stato, impiegando un anno per far partire un’agenzia nazionale e portando al collasso le Province con l’idea che sarebbero state cancellate. Gli interventi sono costati tanto in termini di bonus rivolti alle aziende, senza aver saputo incidere nella creazione di un sistema evoluto di garanzie nell’aiuto alla ricerca di lavoro (l’Italia spende dieci volte meno della Germania su questo fronte). La mancanza di questo tassello, in assenza delle forme di assunzione più flessibili eliminate con il jobs act, concorre al cortocircuito contratti-voucher-sommerso che dovrà essere affrontato nell’anno nuovo, incalzati dai referendum abrogativi proposti dalla Cgil con una raccolta di tre milioni di firme su articolo 18, voucher e appalti.

Problema analogo per la legge elettorale: l’approvazione dell’italicum prima del referendum ha prodotto il risultato di avere due sistemi di voto diversi per Camera e Senato. Il 2017 sarà l’occasione per dare all’Italia un sistema di voto in cui i cittadini possano tornare a scegliere i propri rappresentanti con un voto di preferenza (basta con le liste bloccate) e con un premio di maggioranza “giusto” (basta porcellum)? L’aspettativa dei cittadini che si sono riavvicinati alla partecipazione nelle scelte politiche è quella di vedere messi da parte conflitti e divisioni per una rinnovata capacità di generare processi. Non c’è bisogno di aprire un altro campo di battaglia partitico e ideologico nei primi mesi dell’anno. Serve un Parlamento che ascolti le istanze di chi ha votato il 4 dicembre e di chi ha raccolto le firme per questi nuovi referendum.

Durante il Te Deum papa Francesco ha ricordato a tutti quanti di non essere come il locandiere di Betlemme (qui non c’è posto): ci è chiesto di prendere ciascuno il proprio impegno, per poco che possa sembrare, di aiutare i nostri giovani a ritrovare, qui nella loro terra, nella loro patria, orizzonti concreti di un futuro da costruire”.

Pubblicato giovedì 12 Gennaio 2017 alle 00:02

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