Una luce che illumina

di Francesco Zanotti

Lo scoramento è sempre in agguato. Rischia di impadronirsi, se non di tutti, di molti. Anche i più solidi rischiano di farsi travolgere da un’onda depressiva che non invita a essere ottimisti. La confusione regna ovunque, alimentata da una valanga comunicativa che travolge e confonde.

Non abbiamo quasi più certezze. Non sappiamo neanche più distinguere un matrimonio da una unione civile, come avvenuto con il recente caso di Savignano sul Rubicone. Captiamo paure ovunque, alimentate da un individualismo esasperato. Eppure…

Lo devo scrivere e ripetere. Per fortuna si può anche dire ancora “eppure”. Sì, perché non vogliamo farci condizionare dal male che sembra divorare il mondo e pare seminare a piene mani discordia nelle famiglie e tra le nazioni. No, ci diciamo a bassa voce, ma convinti: non può essere così. C’è anche dell’altro, quello di cui nessuno scrive e racconta. C’è un’altra realtà che rischia di rimanere nel silenzio, ma che merita di essere conosciuta.

Non dico questo per facile buonismo. Le metto nero su bianco dopo aver riflettuto a lungo sul tema a cui dedicare questo spazio. E ho preso questa decisione dopo aver letto e chiuso ormai tutto il giornale che voi lettori avete in mano in questo momento. Un ‘foglio’ stracolmo di vita autentica dalle nostre comunità locali che in tantissime occasioni festeggiano in parrocchia il santo patrono. Si tratta della varietà di una proposta che stupisce a ogni ricorrenza. E mi piacerebbe che si stupisse anche chi ci segue ogni settimana. Non per una rassegna delle feste sotto il campanile, ma per raccontare del desiderio di mettere insieme ciò che si ha di più bello e affascinante. Come la vedova che ritrova la moneta perduta e chiama le vicine di casa a festeggiare.

È il nostro quotidiano farci prossimo che condividiamo anche da queste pagine interpretate e vissute come una agorà. “Non alziamo muri, casomai costruiamo piazze”, ha detto il vescovo Douglas domenica scorsa durante l’assemblea diocesana di avvio dell’anno pastorale e lo ha ripetuto anche nell’intervista riportata nel Primo piano. Nella piazza la gente si incontra e si scambia la vita. Insieme agli amici, ci si ritrova per condividere le esperienze.

“Abbiamo un tesoro in vasi di creta”, è il titolo dell’anno pastorale. Sì, è vero, è in un contenitore fragile, ma si tratta pur sempre di un tesoro, qualcosa di prezioso da custodire, ma anche da frazionare. “Il cristiano dà ragione della speranza che vive”, scriviamo a pagina 5. La sua testimonianza è una speranza in atto, per dirla con la Spe salvi di papa Benedetto. Ecco perché la realtà acquista un’altra luce. Una luce che illumina questi anni altrimenti fin troppo bui.

Corriere Cesenate 34-2016

Pubblicato martedì 20 Settembre 2016 alle 18:30

Trattandosi di un vecchio articolo non è più possibile commentare.

Brevi quotidiane

Ultimi articoli

Ultimi interventi

Parole di Vita

Archivio Documenti