L’astrofisica è materia riservata agli atei?

  • Marco Guiduzzi, ingegnere e nostro fedele abbonato, ha inviato in redazione un’interessante riflessione sul rapporto fra astrofisica e religione. Ecco il testo.

    “Che l’astrofisica sia per la maggior parte degli scienziati che non credono nel coinvolgimento di Dio nelle cose della scienza è risaputo. Il mio parroco, Don Giordano Amati, che conosco da oltre trent’anni come un fine studioso di teologia, mi ha sorpreso con una serie di interessantissimi articoli e documenti di astrofisica (tutti ampiamente sottolineati)di cui mi ha fatto dono in copia, che vanno ad aggiungersi a tanti volumi di astrofisica che colleziono. Negli anni venti un sacerdote gesuita, Georges Lemaìtre, mettendo insieme la teoria della relatività di Einstein con la sua convinzione che l’universo era in espansione, contribuì a gettare le basi dell’astrofisica moderna. Il processo di adattamento di darwiniana memoria, che era collocato nel XIX secolo, e che si riferiva al mondo biologico, è stato esteso a tutto l’universo. La teoria dell’evoluzione fu appunto formulata dal cosmologo belga Lamaìtre, a partire dal 1927. Egli studiò le equazioni gravitazionali della teoria della relatività generale di Einstein, cercando una soluzione con raggio di curvatura variabile dell’universo, contrariamente a quanto ipotizzò Einstein, in un primo momento, a proposito della costante cosmologica. Questi studi gli permisero di formulare la sua teoria dell’origine dell’universo nel 1931: in un dato momento del passato (origine), l’universo avrebbe avuto una densità elevatissima, molto superiore a quella attuale, e le galassie sarebbero state vicinissime l’una all’altra. Negli ultimi stadi dell’espansione iniziale e in seguito si erano formati addensamenti di materia (galassie e stelle). Durante l’espansione la densità diminuì e la materia si distanziò sempre più, l’attrazione gravitazionale divenne sempre più debole e l’espansione sempre più rapida, fino ad arrivare ad un universo senza densità. Successivamente le teorie evolsero ma allora la teoria di Lemaìtre fu predominante. Possiamo dividere la storia dei tentativi dell’uomo per conoscere l’universo in tre fasi. La prima va dalle civiltà più antiche fino al XVI secolo, con Copernico. Si credeva che l’universo esistesse per le qualità degli dei e, più tardi di Dio. Ciò nonostante ci fu qualcuno come Giordano Bruno e Tolomeo che vide più avanti. Il secondo periodo si apre con la teoria eliocentrica di Copernico (1543) e si chiude con la teoria di Lemaìtre (1930). Newton, che trovò la legge matematica della gravità, ammise di non capirne il senso e che restava un mistero per l’uomo. La gravità sarebbe rimasta sempre incomprensibile all’uomo. Confrontando le teorie più recenti con quelle più antiche, si è colpiti dal frequente richiamo a Dio di quelle passate e a una scarsa elaborazione matematica delle nozioni fisiche nelle seconde. Nelle teorie più recenti accade esattamente il contrario. Lamaìtre, sacerdote cattolico e scienziato, crede che l’atomo originario sia stato creato da Dio. La terza fase è quella attuale e inizia nel 1950 con le teorie di Gamow e della creazione continua. In questa fase a Dio non si ricorre mai. Secondo lui l’universo è esistito per un tempo infinito, a densità media uguale a zero, in stato di contrazione che precedette l’esplosione iniziata tredici miliardi di anni fa. Dunque l’universo non ha avuto inizio ma esiste da sempre e quindi non ha senso ricorrere a Dio. D’altra parte però l’uomo è mortale e finito e non riuscirebbe mai a produrre sistemi o oggetti di queste caratteristiche. La mancanza di un inizio e una fine dell’universo suggellava l’esistenza di Dio. Solo l’infinito può creare cose infinite. La civiltà umana è nata circa cinquemila anni fa e solo da quattrocento anni (tempo di Copernico) si è avuta coscienza della struttura dell’universo, ben poca cosa rispetto a tredici miliardi di anni fa. Ciò è potuto avvenire quando la scienza è divenuta “laica”. Un insegnante che spiega a i suoi studenti l’universo deve stare molto attento a dire che esso viene da Dio. Nascerebbero sicuri problemi quando gli verrebbe chiesto cosa facesse Dio prima della creazione. La storia del rapporto tra scienza e religione è assai combattuta, ma sarebbe sbagliato dire che la religione sia stata in grave errore. Forse c’è stata una incertezza dei ruoli, ma anche questo è frutto della fallibilità dell’uomo. Il rapporto fra scienza e religione dovrebbe essere all’impronta del reciproco rispetto e le due entità non devono ostacolarsi l’un l’altra. Diceva Einstein: “La scienza senza la religione è zoppa, ma la religione senza la scienza è cieca”. La chiesa non deve vedere con sospetto chi e come si indagano le leggi dell’universo, come che questo potesse portare ad un indebolimento della sua fede. Al contrario una più intima comunione con le leggi dell’universo, così complesse e perfette, susciterà maggiore ammirazione per la grandezza e la maestà dell’opera di Dio. Capisco ora quindi perché il mio parroco si interessa e guarda con scrupolo l’astrofisica, la sua evoluzione, i suoi scopi e i suoi significati”.

    Pubblicato martedì 28 Giugno 2016 alle 12:48

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