Tante opere di carità si compiono nel silenzio

Pubblicata la meditazione del vescovo Douglas sull’Eucaristia in occasione del 7° Congresso eucaristico diocesano, che si conclude domenica 29 maggio. “Uniti a Cristo, formiamo un solo corpo tra di noi”

“Vorrei riferire una piccola esperienza che mi ha fatto molto riflettere”. Lo scrive il vescovo Douglas quasi in conclusione della sua meditazione sull’Eucaristia pubblicata in occasione del Congresso diocesano apertosi domenica scorsa in Cattedrale, a Cesena.

E lo riferisce quando interviene a proposito delle opere di misericordia, della vicinanza agli ultimi e ai più poveri. Tocchiamo la carne sofferente degli altri?, chiede spesso papa Francesco. Ecco allora cosa scrive monsignor Regattieri nella sua ultima pubblicazione dall’eloquente titolo: “Se non condividiamo il pane celeste come non condivideremo il pane terreno?”.

“La scorsa Quaresima – si legge nel libretto – invitato dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, a Rimini, nella parrocchia del servo di Dio don Oreste Benzi, ho celebrato la Messa delle ceneri con i diversi gruppi e le case di accoglienza dell’Associazione. Mentre attendevo l’ora della Messa, vedevo entrare in chiesa questi fratelli e queste sorelle in carrozzina accompagnati da volontari e operatori: laureati, ingegneri, psicologi, ecc. e ho fatto mio, per un attimo, un pensiero ’mondano’. Ho pensato: ma guarda quante energie sprecate per questi fratelli ’inutili’, non produttivi! Questi operatori, questi volontari così ricchi di umanità e professionalmente preparati, non potevano fare qualcosa di meglio per la società, per la scienza, per la ricerca? Ma ho scacciato subito questo pensiero catalogato prontamente tra i pensieri cattivi… E mi sono risposto: no, essi sono veri costruttori di una società diversa, nuova, solidale e attenta a chi cammina con un passo più lento. Ce ne fossero di questi fratelli!”.

E’ la terza meditazione dell’anno proposta dal vescovo Douglas. Con la prima, quella per il Natale, monsignor Regattieri ha posto l’accento sulla liturgia della Parola. Con la seconda, pubblicata per la Quaresima, l’attenzione è stata rivolta alla preghiera eucaristica. Con questa terza ci si concentra sull’ultima parte della Messa, la comunione al Corpo di Cristo. “Se ci uniamo a Cristo con la comunione – è scritto nel testo – potremo non essere in unità di vita e di condivisione con i fratelli? Uniti a Cristo, formiamo un solo corpo tra di noi”.

Il vescovo cita cinque gesti dei riti di comunione che la liturgia invita a compiere. Il primo è quello che si compie andando verso il Signore. Si esce dal banco e ci si mette in fila, come un popolo in cammino. “Il gesto sottolinea la dimensione itinerante del cristiano, che è viandante nella fede. Non è mai solo, ma parte viva di un popolo pellegrino”.

Il secondo gesto è l’amen pronunciato davanti al sacerdote che alza l’Ostia. “Io credo, oh, Signore”. Siamo davanti al corpo sacramentale di Cristo. Egli è realmente presente sotto i segni del pane e del vino.

Con il terzo gesto accogliamo sul palmo della mano il corpo di Cristo. “Viviamo questo gesto con dignità – scrive il vescovo – con rispetto e con amore. Porgere il palmo della mano per accogliere il corpo del Signore esprime anche visivamente la nostra cura, il nostro amore e tutta la nostra attenzione verso questo Sacramento”.

Mangiare il Corpo del Signore è il quarto gesto. Con questa azione “ci uniamo a lui. O meglio lui ci assume e ci prende inserendoci nella sua stessa vita divina. Ci fa suoi. Si realizza una profonda comunione di vita”. Quando si mangia Cristo, si mangia la vita, diceva sant’Agostino.

Con il quinto gesto, quello che si compie quando si torna al posto dopo aver ricevuto la santa comunione, si prega “individualmente il Signore ma non isolatamente dalla comunità. È un momento di intensa comunione con il Signore. Pur partecipando al canto di tutti, che si fa in quel momento, è importante conservare il silenzio interiore e favorire la preghiera personale e comunitaria. È il momento dell’intimità spirituale con lui”.

Il vescovo chiude la sua meditazione con un richiamo a stare uniti a Cristo, ai fratelli e protesi verso i fratelli più poveri e poi indica le opere di carità. Quelle di misericordia, corporale e spirituale, anche perché “alla sera della vita – scrive il vescovo citando son Giovanni della Croce – saremo giudicati sull’amore”; la casa-famiglia in Vescovado per la quale ci sarà domenica prossima una terza colletta straordinaria in tutte le chiese della Diocesi; e infine le altre opere di carità che ogni giorno prendono forma in tutte le nostre comunità, e raccontate spesso su queste pagine. E sono solo una parte della tante che si compiono nel silenzio.

Pubblicato giovedì 26 Maggio 2016 alle 00:00

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