La festa della Liberazione e il ritorno di certa retorica

Egregio direttore,
la mattina del 25 ho partecipato alla Celebrazione della Festa della Liberazione, la cui vera ragione d’essere è l’annuale mitizzazione della Resistenza e, in particolare, delle formazioni partigiane comuniste. Infatti la sinistra italiana e post comunista ne pretende l’ egemonia celebrativa negando a talune associazioni con pari trascorsi storici conquistati combattendo e per i loro morti, il diritto di partecipare sfilando. Una caduta di stile arrogante per ideologia e odio storico e di etnia.

Nulla di nuovo, la stessa liturgia tipica di certa sinistra. (…) Non una parola per ricordare i due militari Girone/Latorre con l’ impegno a favorire la loro liberazione. Non una parola per alcuni oscuri risvolti della medaglia come, ad esempio, il martirio del quattordicenne seminarista Rolando Rivi torturato e dopo tre giorni di sevizie ucciso il 13 aprile 1945 da due partigiani perché indossava la tonaca; per questo suo sacrificio è stato proclamato beato.

Io ho per tutto il tragitto ho mostrato il libro con il volto di questo ragazzo sperando che qualcuno di lor signori, e parlo dei numerosi politici del Pd presenti, ne chiedesse il motivo, ma nessuno lo ha fatto. (…)

Chiudo citando il giornalista-scrittore Giampaolo Pansa che nella copertina del suo libro “Bella Ciao, controstoria della Resistenza”, scrive: “Il 25 aprile chi va in piazza a cantare ‘Bella Ciao’ è convinto che tutti i partigiani abbiano combattuto per la libertà dell’Italia. E’ un’immagine suggestiva della Resistenza, ma non corrisponde alla verità. I comunisti si battevano, e morivano, per un obiettivo inaccettabile da chi lottava per la democrazia. La guerra contro tedeschi e fascisti era soltanto il primo tempo di una rivoluzione destinata a fondare una dittatura popolare, agli ordini dell’Unione Sovietica”.

Cordiali saluti.
Sergio Villa – Cesena

Carissimo Villa,
ho tagliato la sua lunga lettera per motivi di spazio. Non sto qui a dilungarmi neppure io. Su questo versante, assai delicato, lei con noi sfonda una porta aperta. Da anni portiamo avanti una battaglia per un ricordo, un’iscrizione, una memoria per i morti della Rocca del maggio 1945. A distanza di tanti anni per i familiari di quegli uccisi non è ancora possibile parlarne liberamente. Un fatto inaccettabile, a nostro avviso. Per il resto, la rimando all’editoriale di questa settimana.

Cordiali saluti.
Francesco Zanotti
zanotti@corrierecesenate.it

Pubblicato giovedì 28 Aprile 2016 alle 00:01

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