Ricordare per guardare al futuro

di Piero Altieri

Mercoledì 27 gennaio si è celebrata la “Giornata della Memoria”. In molti ci si è dato appuntamento a Cesena, nel piazzale antistante la Biblioteca Malatestiana, dall’Unesco dichiarata “memoria del mondo”.

Scortati dai vigili della Polizia municipale, quasi per dare un segno di ufficialità, accogliamo (è Cesena che accoglie con il sindaco Paolo Lucchi fasciato dal tricolore) i bambini delle terze classi elementari della scuola “G. Munari” che da Sant’Egidio sono giunti nel cuore della città, dando vita a una “marcia della pace” che aiuta a tenere lontano la tentazione della retorica.

Alcuni di loro, leggendo brani di lettere scritte nel lager di Teresin (Cecoslovacchia) da bambini che vi erano stati “concentrati” per la sola ragione di essere ebrei, fanno riecheggiare voci che da quell’inferno progettato con sapienza demoniaca dalle Ss naziste, dicono di una speranza che si è allungata nel tempo e che ancora una volta ci viene donata per ripetere con forza “mai più”!

Come non ricordare il colorato e vivace avvicinarsi dei “nostri” bambini per mettere lungo i bordi di un’aiuola, piccole sagome dipinte sul cartone che dicono solidarietà e giudizio fermo contro ogni violenza che si abbatte – purtroppo ancora ai nostri giorni – sull’uomo, calpestandone la dignità irrevocabile con cui il Creatore ha sigillato e sigilla ogni uomo “creato a sua immagine e somiglianza”.

Poche ore! Ma preziose nella misura in cui sono state vissute nel confermarci, ogni giorno, nonostante una cultura di morte che ci minaccia e che rischia di sradicare nel profondo della coscienza quella voce che ci dice ciò che veramente conta nelle scelte (anche politiche) che siamo chiamati a compiere.

Convocati di fronte alla Malatestiana, presidio prezioso per attivare in ogni tempo la “memoria” che ha forgiato lungo i secoli quella identità che appunto le ideologie totalitarie di ieri e di oggi vorrebbero distruggere, con una rivoluzione antropologica che mira a sovvertire la verità di tutto, ancor più della persona e del grembo dove ha inizio l’avventura della esistenza, la famiglia!

* * *

Nel mentre… mi sovviene una conversazione, ormai lontana nel tempo, con l’onorevole Oddo Biasini, uomo rigorosamente impegnato nell’azione politica, nella tradizione dell’Umanesimo mazziniano, coerentemente ancorato nelle fondamenta dell’Umanesimo cristiano… Eravamo nell’aula magna del Liceo “V. Monti”, per lo scoprimento di una lapide che ricorda il magistero evangelico e la testimonianza di libertà, proposta (si era a cavaliere degli anni Trenta) agli studenti di quel liceo da monsignor Giovanni Ravaglia, allora parroco del Duomo; ben presto tuttavia il regime fascista non lo tollerò! … L’amico Oddo mi diceva: “Attingendo a quelle lezioni, portandoci poi nella vicina Malatestiana per leggere gli scritti di Benedetto Croce, potemmo sottrarci al fascino della cultura del Fascismo, succube di quella cultura che la filosofia di Giovanni Gentile rinchiudeva nell’orizzonte limitato della immanenza”.

* * *

Ritorniamo nella basilica disegnata dal Nuti, che accoglie la libraria domini che Malatesta Novello con la sua sposa Violante di Montefeltro volle per la nostra città, affidandola alla custodia dei Francescani, impreziosita da quei codici che testimoniano la grande impresa dell’Umanesimo che ha sviluppato i germi del mondo classico alla luce della rivelazione giudaico-cristiana. In capite una preziosa Bibbia (l’Antico Testamento in ebraico), con il corredo della biblioteca “scientifica” del medico della famiglia dei Malatesti, Giovanni Di Marco. Solo così possiamo affrontare le sfide che si pongono davanti ai nostri passi, nel tentativo balordo di censurare il nostro dirci “gentes europeenses”.

Pubblicato giovedì 4 Febbraio 2016 alle 00:01

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