Il popolo della famiglia ha fatto sentire la sua voce

di Antonio Domenico Capristo

Si è autoconvocato a Roma, nell’immensa spianata del Circo Massimo, un popolo invisibile. E’ quello formato dalle famiglie che “costituiscono il tessuto sociale di questa nazione”, detto con le parole di Massimo Gandolfini, il leader del comitato “Difendiamo i nostri figli” che ha organizzato il Family Day.

Un popolo finora rimasto ignoto ai media, ai politici e forse anche ai suoi stessi componenti, spesso disorientati da una informazione in molti casi, forse troppi, orientata in maniera ideologica.

Come non mai, questa volta è stata necessaria la piazza per riprendere consapevolezza che la famiglia, quella che avevano ancora in mente i padri costituenti, rappresenta la cellula base della società italiana. Quella che spesso supplisce alle mancanze di un sistema di welfare concentrato su altro. È la famiglia che sostiene i figli senza lavoro. Sono le famiglie che si interessano dei ragazzi in condizione di inattività. Sono sempre le famiglie d’origine che permettono alle giovani coppie di arrivare alla fine del mese. Questo tessuto familiare rischia di essere frastornato dall’idea che possano essere riconosciute altre forme di relazione con le quali, ad esempio, due uomini possono allevare un figlio privandolo del suo diritto di conoscere la madre. Un figlio come se fosse un oggetto del desiderio e non una persona.

Il popolo di famiglie del Family Day ha idee chiare su ciò che conta realmente. La famiglia non si baratta. Il ddl Cirinnà è da riscrivere e non da modificare. Le adozioni non sono un diritto delle coppie omosessuali, ma sono il diritto di un bambino di riavere la maternità e la paternità di cui è stato privato.

Su tutto ciò la piazza di Roma di sabato scorso dice con forza alla politica che la famiglia non può essere oscurata. Paolo Borsellino più di venti anni fa diceva “la rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo, ma il cambiamento si fa nella cabina elettorale con la matita in mano. Quella matita, più forte di qualsiasi arma, più pericolosa di una lupara, e più affilata di un coltello”.

Il Family Day è stato la “rivoluzione” di un popolo disperso e sommerso dall’indottrinamento delle lobby e delle ideologie. Ora però questo popolo è riemerso. E’ anche in continua crescita e merita di essere ascoltato e rappresentato. A pochi giorni da questo grande evento non è possibile giudicare gli effetti, politici e non, anche perché potrebbero non esserci nel breve periodo e il ddl Cirinnà potrebbe essere approvato.

Gli italiani, in ogni caso, non possono dimenticare il primo e immediato effetto del Circo Massimo: la rigenerezione di una coscienza comune e la consapevolezza di un popolo. Il popolo della famiglia.

Pubblicato giovedì 4 Febbraio 2016 alle 00:00

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