Martorano, Ronta e San Martino: il vescovo Douglas nelle parrocchie

Terzo appuntamento per il vescovo Regattieri impegnato, dal 29 novembre al 13 dicembre, nella visita pastorale presso le parrocchie di Martorano, Ronta e San Martino in Fiume.

Dall’8 settembre scorso, di Ronta e San Martino in Fiume è amministratore don Andrea Budelacci, dopo cinquant’anni di servizio di don Ettore Ceccarelli. Si è trattato di un passaggio di consegne ‘dolce’ poiché don Ettore, ora collaboratore dell’Unità Pastorale formata da Martorano, Ronta e San Martino, risiede ancora a Ronta e per la comunità parrocchiale rimane una presenza importante. Dal gennaio prossimo, nell’ambito delle celebrazioni domenicali, ci sarà qualche cambiamento con don Andrea che dovrà dividersi tra le tre realtà.

Classe 1933, don Ettore ha fatto il suo ingresso a Ronta nel marzo del 1965 e la sua storia è praticamente la storia della parrocchia. Tra i primi fatti che racconta, le sue origini e l’incontro con un prete che gli ha cambiato la vita. “Sono nato a Villa Calabra. Tre giorni dopo sono stato battezzato a Martorano perché i miei genitori lavoravano la terra del parroco di allora, don Eugenio Medri, nativo di Gatteo, dove io ho fatto il cappellano per sette anni. Ho sempre ritrovato sulla mia strada i luoghi di don Eugenio che mi fece regalo anche della sua stola”. Un parroco dalle umili origini, un romagnolo indefesso che non ha mai disdegnato qualche partita di maraffone al bar della parrocchia. “Non era proprio apostolato, ma mi permetteva di stare in mezzo alla gente. Ho sempre sognato una parrocchia senza poderi, nella quale non dovevo fare il padrone e dove potevo trattare le persone alla pari”.

IL BORGO DI RONTA si sviluppa lungo la via Ravennate, nel mezzo della campagna di Cesena, ma a pochi chilometri dal centro cittadino (circa sei). San Martino in Fiume ne è la naturale prosecuzione, in direzione Ravenna. Nel tempo l’abitato ha subito numerosi cambiamenti, di cui è stato testimone don Ettore. “Quando mi sono insediato, Ronta contava 325 famiglie e 1.420 persone – afferma con precisione -. Dopo 50 anni le famiglie sono raddoppiate, passando a 630, ma si è assistito a una progressiva diminuzione di abitanti, 1.380. È aumentato il numero delle persone sole e il nucleo familiare si è ridotto”. Un po’ per il generale fenomeno di spopolamento a cui sono andate incontro le campagne e un po’ per l’aumento del numero dei divorzi e delle separazioni. Poi una curiosità: “Abbiamo alcune famiglie presenti sul territorio di Ronta da più di tre secoli. La mia felicità è di essere e sentirmi figlio della storia. Di me dico che sono un pezzetto di una grande storia lunga 1300 anni”.

Il riferimento è all’antica pieve, fiore all’occhiello del borgo di Ronta e intitolata alla Natività di Maria (all’interno compaiono un quadro del 1800 che raffigura la nascita della Madonna e un altro dipinto moderno con la stessa scena, opera di una parrocchiana). È stata eretta nell’VIII secolo e documentata per la prima volta nel 942. “La pieve ha subito numerose trasformazioni: due sopraelevazioni dei pilastri e del pavimento, aggiunta di cripta, torre campanaria e quadripartito (distrutti prima del 1600). La facciata (1846) è neoclassica mentre il resto dell’edificio, eccetto il campanile riedificato dopo la guerra, conserva i caratteri originali”. La festa parrocchiale è quella della Natività, celebrata l’8 settembre.

Una particolarità introdotta da don Ettore è la modalità di celebrare i sacramenti della Prima Comunione e della Cresima (in ottobre e coinvolgono anche i bambini di San Martino). “Per la Prima Comunione viene organizzato un ritiro che inizia il mercoledì pomeriggio e termina il giovedì quando, la sera, dopo una cena insieme, celebriamo la messa di Prima Comunione, senza regali e senza foto. La domenica successiva viene fatta la festa. Una cosa simile, ma in una domenica diversa, succede per la Cresima. Dopo il ritiro, il giovedì sera organizziamo una veglia di preghiera allo Spirito Santo e il Sacramento viene impartito la domenica successiva”. Da sette anni a Ronta sono presenti gli Scout. Il gruppo è frequentato anche da bambini e ragazzi delle parrocchie vicine come San Martino, Martorano e San Giorgio. A Ronta sono presenti la scuola materna ed elementare (entrambi statali), mentre per le medie i ragazzi frequentano quasi tutti quelle di San Giorgio.

L’attività principale un tempo era l’agricoltura, “con circa 200 aziende agricole. Oggi la terra è rimasta, ma le aziende sono diminuite, diventando più grandi. Tutto è diventato meccanico e il lavoro che prima faceva una famiglia ora lo svolge una persona. Pochi i giovani che si dedicano a questa professione”. Di industrie a Ronta non ce ne sono. Il paese è servito da due banche, un impianto sportivo con piscina, alcuni bar (di cui uno è parrocchiale affiliato alle Acli). Tra le opere parrocchiali, anche un teatro utilizzato in svariate maniere (commedie, cene, feste, compleanni), e un campo sportivo grande ma non regolare.

SAN MARTINO IN FIUME è una comunità parrocchiale che fa sentire don Ettore altrettanto a casa. L’abitato è più piccolo di Ronta (conta 800 abitanti circa) ed è altrettanto interessato dalla maestosità della campagna cesenate, “ma poche sono le persone impegnate in agricoltura”. In molti casi si fa riferimento ai servizi di Ronta: per le scuole, per esempio. La materna non c’è mai stata mentre la scuola elementare ha chiuso i battenti svariati anni fa. Negozi non ce ne sono, mentre sono presenti piccole attività artigianali di falegnameria o lavorazione ferro. Ci sono due bar, uno è il circolo parrocchiale Acli, attiguo alla chiesa. Le famiglie fanno riferimento alla frazione più grande anche per quanto riguarda la catechesi di bambini e ragazzi, e per i sacramenti.

Nella chiesa parrocchiale, dedicata a San Martino e risalente al 1300, si celebrano battesimi, matrimoni, funerali. L’interno è prezioso, ricco di dipinti restaurati di recente, “grazie ai contributi della Cassa di Risparmio di Cesena e della parrocchia”. “L’interno conserva affreschi del 1508 raffiguranti i Santi Sebastiano, Rocco, Martino, Cristoforo, Antonio Abate e la Madonna col Bambino, invocati contro la peste”.

La festa di San Martino viene celebrata in maniera ‘casalinga’. “È un momento di ritrovo comunitario in parrocchia. La sera celebriamo la Messa. Al termine festeggiamo con ciambella, caldarroste, cagnina”. La festa parrocchiale vera e propria è quella della Madonna del Rosario, celebrata la prima domenica di ottobre. Tra le opere parrocchiali un campo di calcetto e gli spazi della canonica. Una parte di questa è stata data in gestione al Centro di Aiuto alla Vita, un’altra viene utilizzata dai ragazzi per incontri e momenti conviviali. Tra le attività portate avanti congiuntamente con Ronta c’è uno sportello Caritas che segue una settantina di persone “quasi tutte italiane”. Ogni mese, inoltre, è attivo il Banco Alimentare, gestito insieme a Martorano.

Ogni mese viene pubblicato “La Pieve”, il periodico delle parrocchie di Ronta e San Martino distribuito a tutte le famiglie. “Vi si parla delle iniziative parrocchiali, si propongono riflessioni su brani del Vangelo”. Tre i diaconi: Rino Berlini, Terzo Zoffoli e Massimo Brunelli. Quest’ultimo presta servizio a Pievesestina, oltre ad essere assistente degli Scout di Ronta. Il gruppo famiglie si ritrova mensilmente, anche in estate, per una “verifica della vita matrimoniale attraverso la lettura di un brano del Vangelo”.

Michela Mosconi

Pubblicato giovedì 26 Novembre 2015 alle 00:01

Trattandosi di un vecchio articolo non è più possibile commentare.

Brevi quotidiane

Ultimi articoli

Ultimi interventi

Parole di Vita

Archivio Documenti