In piazza il 20 giugno a Roma: i nuovi “martiri” della Chiesa di oggi, disposti a rimane senza nulla pur di poter educare

Caro direttore,
si può riempire una delle piazze più grandi di Roma in due settimane? Gli italiani hanno ancora a cuore la famiglia, il matrimonio e la libertà di educazione? Manifestare è ancora una modalità efficace, realistica e adeguata per opporsi alla deriva antropologica attuale? Una mobilitazione di piazza può favorire un clima di dialogo e di incontro con chi la pensa diversamente?

In tanti si sono posti queste domande in vista della manifestazione “Difendiamo i nostri figli” del 20 giugno a Roma in piazza san Giovanni. Nemmeno gli stessi Gandolfini, Amato, Adinolfi, Miriano & c avrebbero potuto rispondere con certezza a questi interrogativi. E infatti la risposta è arrivata dalla piazza. Stando ai dati degli organizzatori, oltre un milione di persone ha gremito piazza san Giovanni e le vie limitrofe. E non importa se la stampa nazionale ne riporta la metà. Non è una guerra di numeri.

È una battaglia contro la deriva totalitaria che vuole imporre la teoria del gender per legge. È una battaglia contro il pensiero unico che sempre più chiaramente e diabolicamente vuole permeare ogni ambito della vita umana. È una battaglia che ci chiama a uscire in piazza per opporci pubblicamente con la nostra vita “perché la vita è un grande fatto contro cui le derive ideologiche non riusciranno a vincere mai”, cito don Luigi Giussani. È presto per parlare di vittoria o di sconfitta della manifestazione. Ciò sarebbe fin troppo riduttivo. In entrambi i casi.

Non si tratta del punto di arrivo di un percorso iniziato da pochi alcuni anni fa. È solo l’inizio di una presa di coscienza dell’esistenza di un popolo vivo. Sabato si è riunito il popolo laico della Chiesa che è disposto a “rimanere nudo” in difesa della possibilità di educare. Questi sono una sorta di nuovi martiri della Chiesa.

Antonio Domenico Capristo

Carissimo Antonio,
grazie per la tua testimonianza in presa diretta. Non era per nulla scontato il successo della manifestazione di sabato scorso a Roma. Lasciamo stare i numeri reali della partecipazione. Nessuno li saprà mai con esattezza. Non importa. Ciò che vale e conta davvero è che esiste, e si è visto, un popolo cui sta a cuore la famiglia in quanto tale. E questo è già tantissimo.

Non aggiungo altro. Mi limito a segnalare a te e a tutti i nostri lettori il messaggio del vescovo Douglas (una sintesi è a pagina 7, il testo integrale si trova sul sito www.corrierecesenate.it) diffuso in occasione della festa di San Giovanni Battista. Già il titolo è un programma: “Famiglia è bello!”. Invito tutti a leggerlo e a rifletterci sopra.

A presto.

Francesco Zanotti
zanotti@corrierecesenate.it

Pubblicato giovedì 25 Giugno 2015 alle 00:00

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