Commento al Vangelo – Pentecoste – Anno B

Lasciamoci guidare dal soffio dello Spirito

Domenica 24 maggio – Pentecoste – Anno B
At 2,1-11; Salmo 103; Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,12-15

Cinquanta giorni dopo la Pasqua, Dio manda lo Spirito Santo sotto forma di fuoco, che illumina le menti e i cuori dei discepoli e li infiamma della vera Parola, vincendo ogni paura. Un rumore “riempie” la casa e il “Vento” apre porte e finestre per entrare in noi e per farci uscire verso il mondo. Quel vento è il Respiro di Dio, è soffio vitale. Lo Spirito Santo non è un dono di Dio, ma Dio che si fa dono: grazie allo Spirito, Dio si fa vicino, rimane in noi, ci dà la Vita.

Il miglior modo per capire questo ci sembra quello di raccontare la storia vera di Marco, figlio disabile, che aiuta la madre a ritrovare la speranza: è un esempio di come lo Spirito Santo continua ad agire ogni giorno nella nostra vita. Marco, nome immaginario, è un bimbo che, per un errore dei medici, ha gravi menomazioni nello sviluppo. Non parla e non sa coordinare i movimenti. Fin da piccolo, però, manifesta un’intelligenza vivace che solo chi sa comunicare con il cuore riesce a cogliere. La mamma gli vuole un bene enorme, ma il papà non riesce ad accettare che il suo unico figlio viva così. Spera in un miracolo e si convince che, crescendo, suo figlio tornerà normale. Ciò non accade. E quando Marco ha 14 anni, una notte, se ne va di casa con tutti i risparmi, lasciando la moglie nella disperazione. Lei è infermiera, ma senza mai avere esercitato, ed ora si ritrova senza soldi, senza lavoro, e con un figlio che ha bisogno di assistenza continua. Parlando con un’amica, inveisce contro il marito; Marco cerca di dire qualcosa, ma non riesce. Con fatica, va nella sua stanza e inizia a lavorare al computer. A lui occorre moltissimo tempo… sbaglia i tasti. Finché fa segno alla mamma di avvicinarsi; lei legge sul monitor: “Quando ti deciderai a vedere, oltre il volto del Crocifisso, quello del Risorto?”. La madre si sente ferita, arrabbiata, non compresa. Ma nel culmine del suo Getsemani, invoca l’aiuto dello Spirito e si addormenta esausta. Al risveglio, con una serenità interiore che sa di miracolo, si veste in fretta e inizia a girare gli ospedali della sua zona, e dopo poco è assunta come infermiera nell’ospedale della sua città. Così la famiglia di questo ragazzo rinasce dalla sua stessa debolezza nella fecondità dello Spirito.

Allora coraggio! Lasciamoci guidare dal soffio dello Spirito. Lui che è “datore di vita” ci farà sperimentare ogni giorno la novità e la bellezza della vera fede nel Risorto e ci renderà testimoni appassionati fino agli estremi confini del mondo.

Sabrina e Andrea Delvecchio

Pubblicato giovedì 21 Maggio 2015 alle 00:00

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