La Basilica di Sarsina è Santuario diocesano

La principale chiesa sarsinate denominata comunemente Basilica di San Vicinio è in realtà dedicata a Santa Maria Annunziata; il primo documento a noi giunto che le associa anche Vicinio risale al 1155. Per il suo pregio storico e artistico, con regio decreto venne dichiarata nel 1940 monumento nazionale e insignita nel 1961 del titolo di basilica pontificia.

La concattedrale era sprovvista di un suo stemma araldico ufficiale: grazie alla disponibilità gratuita del grafico-araldista Giuseppe Quattrociocchi è stato possibile realizzarne uno che esprimesse la sua millenaria storia spirituale. Lo stemma esprime la narrazione lucana dell’annuncio dell’arcangelo Gabriele a Maria, mistero di fede a cui è intitolata la chiesa sarsinate.

Lo stemma è dominato dal colore azzurro, il colore delle profondità irraggiungibili; nel linguaggio sacro richiama soprattutto il cielo e con esso Dio stesso. Nell’iconografia cristiana, il mistero del Verbo incarnato viene espresso attraverso il colore rosso della veste e il blu del mantello: il primo a indicare la sua divinità e il suo amore per il Padre e l’umanità, il secondo la sua umanità non corrotta dal peccato. Anche la Vergine è raffigurata con la veste rossa e il manto blu decorato con stelle dorate.

La stella a otto punte rappresenta Maria. È un simbolo molto antico e ha origini pagane. Di derivazione astronomica, essa evoca il pianeta Venere, l’astro luminoso che precede il sorgere del sole, definito con il duplice titolo di Stella del mattino e Stella della sera.

Il braccio alato impugnante il giglio rappresenta l’arcangelo Gabriele. Per la Bibbia gli angeli sono delle creature invisibili, esseri incorporei benché dotati di una coscienza intuitiva e con una comprensione globale della realtà. In greco la parola angelo significa “messaggero”; nella tradizione biblica l’arcangelo Gabriele appare come il messaggero per eccellenza: raffigurato con il classico aspetto angelico, il suo attributo è il giglio. Nel cristianesimo il giglio bianco diventa indiscussa immagine della castità di Maria. Quasi sempre presente nelle raffigurazioni dell’Annunciazione, il giglio sbocciato è simbolo di apertura nei confronti dell’altro senza ombra d’interesse personale: il suo calice aperto evoca la totale accoglienza di un Mistero a cui dare vita.

Il collare è l’attributo inequivocabile di Vicinio. Nella seconda parte della Vita sancti Vicinii Saxenatis episcopi per la prima volta troviamo menzionata la presenza di una catena utilizzata dai presbiteri di Sarsina durante le preghiere di esorcismo presso la tomba del vescovo taumaturgo.

Nel campo di sinistra trova posto l’emblema episcopale di monsignor Carlo Bandini: un doveroso omaggio all’ultimo vescovo residente di Sarsina che coraggiosamente promosse i radicali lavori di restauro della “sua” amata cattedrale. Per essa richiese ed ottenne da papa Giovanni XXIII l’elevazione a basilica pontificia minore.

Il motto, “Fiat voluntas tua“, è tratto dal Padre Nostro del Vangelo di Matteo; sono le stesse parole pronunciate da Gesù nell’orto degli ulivi. Sull’esempio di Gesù e di Maria, la locuzione esprime il desiderio del fedele di compiere in tutto la volontà di Dio con la consapevolezza che questa sia il bene autentico.

Le chiavi incrociate sono gli attributi simbolici più famosi di san Pietro e alludono al brano evangelico in cui Gesù conferisce a Pietro il mandato di guida e riferimento della comunità cristiana. Lo stemma è “protetto” dal cosiddetto gonfalone basilicale. Anticamente veniva utilizzato nelle basiliche romane per accogliere il Papa che vi si recava in visita; esso denota il titolo basilicale della chiesa e il suo legame con il Santo Padre. Dunque in un artistico segno è racchiusa parte della storia sacra, ecclesiale e locale proiettata definitivamente verso l’orizzonte di Dio.

Roberto Ranieri

Pubblicato giovedì 26 Marzo 2015 alle 00:02

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