Dai reperti sotterranei emerge l’antica Cesena

Convegno archeologico organizzato da “Terre Centuriate”

CESENA – “Il Museo archeologico di Cesena è sempre chiuso. Occorre trovare una soluzione e ripartire da questo per valorizzare il patrimonio storico di Cesena”. Così si è espressa Monica Miari, funzionaria archeologica della Sorpintendenza di Bologna, durante il convegno organizzato sabato scorso a San Giorgio dall’associazione Terre Centuriate.

In una sala gremita, l’archeologa ha parlato degli ultimi ritrovamenti. “In questo territorio si porrono trovare testimonianze di 6000 anni fa a profondità modeste, anche a 60-70 centimetri. Ciò è dovuto al fatto che gli insediamenti si posizionavano in paleodossi e le acque correvano in paleo-alvei che, nel corso dei millenni, sono rimasti pressochè i medesimi. Solo vicino al fiume Savio vi sono strati alluvionali di molti metri, mentre nel resto della pianura i sedimenti sono di piccola entità”.

Reperti neolitici o romani si trovano quindi facilmente ad ogni colpo di piccone, anche se quelli preistorici sono notati solo dall’occhio esperto degli archeologi. “A Gattolino la piccola necropoli dell’età del rame – ha specificato la Miari – era a 70 centimetri di profondità. Uno scheletro è stato trovato supino, con un vaso fra i piedi e varie punte di freccia. Un rituale comune in quell’epoca. C’era anche una collana di ambra e argento. L’ambra proveniva da giacimenti siciliani. Quindi anche migliaia di anni fa gli scambi, seppur più lenti, avvenivano fra zone molto distanti fra loro”.

Monica Miari ha pure posto l’accento su un problema molto sentito nella bassa cesenate: “I fossi di scolo della Centuriazione non si possono tombinare. Su questo non si discute”.

Cristiano Riciputi

Pubblicato giovedì 19 Marzo 2015 alle 00:02

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