Testimoni “in tonaca” dal fronte della guerra

Autore del volume è don Piero Altieri, appassionato di storia e più ancora dello scacchiere romagnolo. Conosce e detiene pressoché tutto quanto è stato pubblicato in proposito

CULTURA – Quattro sacerdoti e quattro diari per una guerra: potrebbe essere questo il sottotitolo di un nuovo prodotto editoriale – finanziato dalla Banca di Credito Cooperativo di Sarsina – che, nel riflessivo clima celebrativo della liberazione cesenate e della fase terminale del secondo conflitto mondiale registrata nelle vallate del Savio, del Borello e del Rubicone, ci sottopone riflessioni e testimonianze su fatti e misfatti bellici, scenari e movimenti, offensive e resistenze.

L’artefice del progetto è un altro sacerdote, don Piero Altieri: appassionato di storia, più ancora dello scacchiere romagnolo in tempo di guerra (conosce e detiene pressochè tutto quanto è stato pubblicato in proposito!), ha fatto confluire in unica sede saggi posti a commento e corollario di Diari editi in un arco cronologico ventennale.

Si tratta di pagine definitivamente consegnate alla memorialistica bellica d’area romagnola (Gli anni difficili del passaggio del fronte a Cesena, 1986, 2004; Diario di fatti accaduti nella zona di Linaro e dintorni nel 1944 durante il passaggio del fronte, 1992; Il fronte a Calisese (17 settembre – 22 ottobre 1944), 1994; Cronaca di Cesena (26 luglio 1943 – 23 aprile 1946), 2006), redatte rispettivamente da personalità diverse e distanti: don Leo Bagnoli (1911-1984), don Luigi Giannessi (1905-1984), don Aldo Casadei (1916- 2003), don Pietro Burchi (1906-1966).

Il volume, autorevolmente presentato dal vescovo Douglas Regattieri e dal sindaco Paolo Lucchi, oltre che dal presidente della Società di Studi Romagnoli, con i contributi di Amedeo Montemaggi e Massimo Scarani per il contesto delle vicende militari, si segnala per il fatto che le narrazioni di questi pastori d’anime “spostano l’attenzione proprio sulla tragedia degli abitanti”.

Ed è appunto Luigi Lotti a marcare due macroscopiche evidenze: “La fatalità imprevedibile della vita o della morte, ma anche la stretta reciproca solidarietà, l’identificazione di ciascuno con tutti; e più ancora l’immedesimazione dei parroci con i propri parrocchiani, il ruolo così importante di quotidiano aiuto materiale, di intermediazione con le truppe operanti, divenendo di fatto i punti di riferimento essenziali di queste piccole comunità disperse e travolte. Era una dedizione cristiana e religiosa, certo; ma anche il senso doveroso di aiuto nella tragedia, e anche il rifiuto della violenza, l’aspirazione a un mondo pervaso di pace e di fratellanza. Un sogno? Forse. Ma certo un’aspirazione tanto più sentita quanto più spontanea nel turbine bellico. A distanza di sette decenni questo soprattutto resta di quell’immane prova”.

Oggi noi sappiamo bene che “tutti i sacerdoti della Romagna si sono prodigati a favore delle popolazioni, rischiando anche la vita per il loro impegno di carità e di dedizione”: sono le parole che ci disse il 10 maggio 1986 all’abbazia del Monte papa Giovanni Paolo II in persona. Parole piene di verità, oltre che ormai certificate. Parole sante.

Marino Mengozzi

– Oltre la Linea Gotica. Il fronte della guerra a Cesena e nelle vallate del Savio e del Borello, a cura di Piero Altieri, Cesena, Società di Studi Romagnoli-Stilgraf, 2014, pp. 190 (Quaderni degli «Studi Romagnoli», 30).

Pubblicato giovedì 15 Gennaio 2015 alle 00:01

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