Da Cesenatico pellegrini in Polonia

CESENATICOLa comunità di San Giacomo, guidata da don Gian Piero Casadei, ha vissuto un intenso pellegrinaggio in Polonia, a metà ottobre. “Sulle orme di San Giovanni Paolo II” è stato il filo conduttore del viaggio, un’esperienza definita indimenticabile. Di seguito riportiamo la testimonianza di Laura Romani.

Terra natale di San Giovanni II

Fare memoria del volto di Cristo attraverso la figura di San Giovanni Paolo II e ripercorrere le tappe della storia drammatica della Polonia, questi sono stati i motivi che hanno spinto quarantanove pellegrini della Diocesi di Cesena-Sarsina a compiere un pellegrinaggio in Polonia (7-11 ottobre 2014) sostenuti e accompagnati da Don Gian Piero Casadei, Parroco di San Giacomo Apostolo a Cesenatico. Duplici e contrastanti sono stati i sentimenti, i pensieri e le riflessioni che noi pellegrini abbiamo sperimentato. La sintesi è stata ancora una volta quella che la storia umana sia permanentemente segnata dal conflitto tra il Bene e il Male. Il Bene, con la bellezza e lo splendore del volto di Cristo, è rappresentato dalla figura di San Giovanni II e dal ruolo forte e centrale della Chiesa Polacca, con i suoi Santi e i suoi Martiri, mentre il Male è incarnato nella storia di violenza e sopraffazione subita dal popolo polacco, culminata ad Auschwitz e Birkenau: luoghi nei quali risuonano forti le parole di Karol Wojtyla: “Solo il bene può sconfiggere il male”.

Varsavia

Varsavia è la città che incarna tali aspetti antitetici e complementari. C’è la bellezza e l’amor di patria al parco Lazienki con il grande monumento a Chopin, il cui cuore è conservato in un’urna nella chiesa di Santa Croce, segno della nostalgia profonda del musicista per la sua terra.

Sulla città sovrasta però, come simbolo del passato regime e di repressione, il Palazzo della Cultura di architettura socialista, che evoca al popolo la storia dell’occupazione sovietica, palazzo oggi circondato ma non sovrastato, dai nuovi grattacieli, simbolo del moderno capitalismo.

Ci siamo fermati in un atteggiamento di raccoglimento davanti al monumento alla rivolta di Varsavia del 1944, che ricorda uno dei più drammatici atti di eroismo della Seconda Guerra Mondiale, portato avanti strenuamente dagli insorti contro l’occupazione tedesca. Quella stessa sete di libertà e spirito di sacrificio dimostrata si possono ritrovare ancora intatti e altrettanto forti nella figura del Beato Padre Jerzy Popieluszko martire e cappellano di Solidarnosc che, quarant’anni dopo la rivolta al nazismo, con il rifiuto dell’oppressione espressa dalla ideologia comunista, ha testimoniato “le virtù del coraggio, della fedeltà a Dio, alla croce di Cristo e al Vangelo, rappresentando il patriottismo in senso cristiano, come virtù culturale e sociale” [Zenit, Don M. Frukacz]. Ci siamo raccolti in preghiera davanti al suo sepolcro attiguo alla chiesa di San Stanislao Kostka la cui lastra tombale, una roccia a forma di croce, è circondata da pietre disposte a rosario, a ricordo del suo “ultimo rosario” in cui invitava a pregare affinché “la vita quotidiana sia pervasa dalla verità”.

I Luoghi di Culto

Il santuario di Jasna Góra, con l’icona della Madonna Nera di Częstochowa, è luogo di profonda fede e di grande speranza. A Lei, Regina della Polonia, San Giovanni Paolo II aveva affidato la propria missione papale con l’affermazione “Totus Tuus”. Con commozione e trepidazione anche noi, entrando nella cappella e recitando il rosario ci siamo affidati a Lei, incrociando il suo sguardo penetrante che sembra accoglierci uno ad uno tra la folla in preghiera. Il santuario di Kalwaria Zebrzydowska è un luogo di pellegrinaggio noto per la rappresentazione del Venerdì Santo; erano le 19 di sera e la chiesa era ancora gremita di fedeli che pregavano con quel senso di fede devota e profonda che caratterizza tutto il popolo polacco. Come non ricordare, in tutti i luoghi di culto visitati, l’atteggiamento raccolto anche dei bambini polacchi, che recitavano in ginocchio il rosario composti ed attenti (grande insegnamento per noi troppe volte distratti o assenti).

Cracovia e Wadowice

Cracovia, la vecchia capitale del Regno di Polonia, la città scampata dall’infamia della distruzione alla fine della Seconda Guerra Mondiale, è bella e coinvolgente, con la Cattedrale e il Castello Reale posti sul colle del Wawel, la fortificazione medievale detta Barbacane, le Basiliche, la Piazza del Mercato, ma soprattutto è, per eccellenza, il luogo dove più a lungo è vissuto Karol Wojtyla; qui ha frequentato l’università, il seminario, ha trascorso i primi anni di sacerdozio e ne è divenuto arcivescovo. Grandi le Sue foto disseminate nella città, segno tangibile della Sua presenza, ancora oggi profondamente da tutti percepita, in questa terra da lui tanto amata. Un’altra grande immagine del papa santo ci ha accolto a Wadowice, luogo in cui Karol Wojtyla nacque e visse gli anni dell’infanzia. La grande piazza su cui si affaccia la chiesa della Beata Vergine Maria dove fu battezzato, ha ovunque forti richiami al papa polacco: una sua enorme foto posta sulla facciata della chiesa, una sua grande statua da cui scaturisce l’acqua simbolo della vita e il museo a lui dedicato. Il “Cuore del Museo” è l’abitazione in cui Karol Wojtyla nacque e crebbe, con tutti gli oggetti della sua famiglia, arricchito da tanti altri elementi come la copia della Porta Santa del Vaticano, la cripta di San Leonardo di Wawel, frammenti della cava di pietre presso la quale lavorò il Santo Padre durante la Seconda Guerra Mondiale e la pistola dell’attentato. A Łagiewniki, vicino a Cracovia, è in fase di ultimazione il nuovo Centro di san Giovanni Paolo II, eretto come luogo di accoglienza e in previsione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù. I mosaici maestosi e la grandezza del centro stesso sono un ulteriore segno di ciò che la terra polacca desidera continuamente offrire al proprio figlio. Accanto sorge il Santuario della Divina Misericordia; nella chiesa, l’immagine di Gesù Misericordioso sembra quasi volerci accogliere in un unico abbraccio. Il luogo è legato all’opera di Santa Faustina Kowalska, l’Apostola della Divina Misericordia, la cui missione è stata descritta nel “Diario” che essa redigeva seguendo il desiderio di Gesù e i suggerimenti dei padri confessori. “Attraverso lei il Signore manda al mondo il grande messaggio della Divina Misericordia e mostra un esempio di perfezione cristiana basata sulla fiducia in Dio e sull’atteggiamento misericordioso verso il prossimo”.

La Shoah

Preparandoci al pellegrinaggio ad Auschwitz-Birkenau risuonavano in noi le parole di San Giovanni Paolo II: “Oswiecim non lo si può soltanto visitare”. Bisogna in questa occasione pensare con paura dove si trovano le frontiere dell’odio, della distruzione dell’uomo e della crudeltà. Questo è il Golgota del mondo contemporaneo”. È un luogo di silenzio e di morte e noi, in raccoglimento, varcato l’ingresso, siamo entrati nei “blocchi” sostando in atteggiamento di preghiera davanti alle foto delle vittime dell’Olocausto, ai loro oggetti quotidiani (le valigie con i loro nomi, le scarpe, le protesi, i capelli) mentre i loro volti lungo tutti i corridoi ci interrogavano facendoci fare perenne memoria della loro storia. Una delle celle della morte ricorda San Massimiliano Kolbe, divenuto, nell’offerta della propria vita, simbolo della possibilità della vittoria del Bene sul Male.

Wielicka e la Miniera del Sale

La miniera, patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, è una misteriosa città sotterranea posta su nove livelli situata da 64 a 327 metri nel sottosuolo, è un luogo ricco di paesaggi, d’arte, di tecnologia, ma è soprattutto il simbolo del lavoro dell’uomo. Anche Karol Wojtyla aveva lavorato in una fabbrica della Solvay a Cracovia durante la Seconda Guerra Mondiale, meravigliando spesso i suoi compagni, che quando nelle pause dei turni di notte, pregava affermando che “tutta la grandezza del lavoro è dentro l’uomo”. Forte è il collegamento con la figura di Walesa operaio protagonista del miracolo polacco definito l’uomo della speranza ed esempio del significato di partecipazione alla vita politica.

La fede profonda, il forte patriottismo, il valore del lavoro, l’amore radicato nella Chiesa illuminata dai volti dei Santi e dei Beati di questa terra, sono i doni di questo pellegrinaggio, metafora della vita che non ha “sospeso” le nostre giornate, ma che ci ha insegnato a vivere con maggiore profondità, fede e rigore la nostra quotidianità.

Laura Romani

Pubblicato giovedì 20 Novembre 2014 alle 00:01

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