In agenda famiglia e lavoro

di William Casanova

La legge di stabilità proposta dal governo nazionale per il 2015 vale 36 miliardi di euro e si propone ancora una volta di rilanciare l’occupazione e l’economia del Paese. Difficile capire se incideranno di più sulla vita di famiglie e imprese il taglio dell’Irap e gli incentivi alle imprese piuttosto che la cosiddetta spending review (15 miliardi di euro), rivolta in gran parte a regioni ed enti locali, chiamati a tagliare risorse destinate a servizi pubblici non sempre improduttivi per i cittadini.

Il bonus fiscale degli 80 euro viene confermato e diventa una detrazione stabile. Rimane invariata la platea dei destinatari e tale scelta delude, visto che si poteva correggere modulando il beneficio rispetto ai carichi familiari (una famiglia monoreddito sopra i 26mila euro con tre figli non prenderà il bonus neanche nel 2015). Se pensiamo che questa misura pesa 10 miliardi di euro nel bilancio dello Stato, fanno un po’ sorridere i 500 milioni di euro inseriti dal governo per sostenere le famiglie numerose (c.d. “Fondo famiglia”) che, secondo quanto dichiarato dall’esecutivo, dovrebbero essere quasi interamente devoluti per finanziare il bonus bebè, in arrivo in via sperimentale dal 2015, dell’importo di 80 euro al mese per le neomamme con redditi familiari fino a 90mila euro lordi annui (rimane un mistero la logica con cui si fissano questi limiti economici…).

Altro importante capitolo riguarda il lavoro e gli incentivi all’occupazione, con la decontribuzione sulle nuove assunzioni. Le imprese che assumono con contratto a tempo indeterminato, infatti, potranno godere dell’azzeramento dei contributi a loro carico per tre anni. Questi risparmi per le imprese saranno destinati a nuovi investimenti in grado di far ripartire la nostra economia?

Nel convegno tenuto della Cei a Salerno (24- 26 ottobre) è emerso chiaramente come i fondi ci siano, ma troppo spesso si perdono in mille rivoli, senza cogliere quali siano le diseguaglianze e le povertà che mettono a rischio la democrazia. Società civile, associazioni e comunità di persone possono senza dubbio fare di più per accompagnare con determinazione e competenza le persone, ma è altrettanto vero che “è responsabilità dello Stato creare le condizioni legislative e di lavoro per garantire l’avvenire dei giovani e aiutarli a realizzare il loro progetto di fondare una famiglia” (Relatio synodi n. 6).

Corriere Ceenate 39-2014

 

Pubblicato martedì 28 Ottobre 2014 alle 18:30

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