Testimonianze di ritorno dalla Terra Santa /2

“Abbiamo letto il Vangelo nei posti più importanti del mondo. Una realtà forte e affascinante”

Eravamo pochi pellegrini e così abbiamo avuto più tempo per riflettere, pregare ed entrare con più chiarezza nel mistero della Incarnazione e della Passione.

Non abbiamo avuto grossi motivi per la tensione politica e di guerra di Gaza, ma era più evidente la continua tensione di odio fra le varie etnie: ebrei, palestinesi, arabi. Anche l’ostilità fra le varie religioni crea un clima di divisione, indifferenza e freddezza. Ma appena abbiamo iniziato a leggere il Vangelo nei “posti più importanti del mondo”, ci siamo calati nella realtà più forte e più affascinante che ci aspettavamo. Gesù è vivo e lo sentivamo parlare all’uomo di ieri, di oggi, e a noi. Non erano di ieri, ma di oggi, e a noi. Non erano le pietre, il Giordano, le città e la storicità dei fatti, ma Lui, la sua presenza che ci accompagna ora. Mi sono chiesto allora: perché Gesù non ha fatto un gesto straordinario visibile da tutti in modo che nessuno potesse negare la sua divinità? E il Vangelo mi ha risposto che Gesù ci ha dato la prova più grande del mondo perché non c’è amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici. E in questa risposta c’è la continuità della presenza e dell’amore per ogni uomo. Anche la guida, un arabo cattolico, ci ha detto che non si può vivere di odio e di ostilità e solo il Vangelo parla di un’umanità nuova e vera.

Camminando per le strade di Gerusalemme, di Nazareth o di Betlemme, sentivo di voler salutare tutti – ebrei, arabi o palestinesi – perché dentro mi sentivo dire: anche questo è tuo fratello. Prima di partire mi ero preparato anche con la Confessione, ma al Santo Sepolcro ho sentito il bisogno di rifare questo sacramento, perché questo pellegrinaggio porta a capire che bisogna appartenere totalmente a Gesù; a capire che Lui è l’unica realtà della tua vita, e così ho ripetuto spesso il mio “sì” e la gratitudine di essere sacerdoti.

Ci siamo trovati una sera a donarci ciò che il Signore ci aveva messo nel cuore, e ascoltando tutti ho sperimentato la gioia che oggi il Signore fa vivere alla sua Chiesa. Faremmo bene a non tenere per noi i doni di Dio, perché il mondo ha fame e sete di queste grazie preziose.

don Tarcisio Spinelli

Pubblicato giovedì 21 Agosto 2014 alle 00:02

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