Fallimento Sapro, chieste alcune archiviazioni

CESENA – Con il passo della giustizia italiana, lento lento lemme lemme, l’inchiesta sul crack di Sapro sta per approdare in aula di giustizia. Qualche giorno fa la Procura della Repubblica, a quasi un anno dalla chiusura delle indagini, ha chiesto il rinvio a giudizio per 22 indagati, mentre per altre sei persone è stata chiesta l’archiviazione. Spetta ora al Giudice delle indagini preliminari decidere se accogliere in toto, o meno, la richiesta della Procura, con decreti di archiviazione oppure di rinvio a giudizio.

Il nodo del contendere è sempre quello: un presunto “buco” di 110 milioni di euro nelle casse della società pubblica, nata nel 1995 sulle ceneri dell’ex Consorzio provinciale per lo sviluppo industriale dei comprensori di Forlì e Cesena (del ’69) e fallita a fine 2010 dopo mesi di agonia.

Per l’accusa, alla base del fallimento ci sarebbero stati “comportamenti illeciti dei propri amministratori infedeli, che hanno usato la società per effettuare una serie di attività antieconomiche illecite e in molti casi aventi come fine ultimo il lucro personale”. In pratica si sarebbero acquisite aree a prezzi più alti di quelli di mercato, in alcune circostanze per convenienza personale. Con l’arrivo della crisi economica, e l’impossibilità di rivenderle, Sapro sarebbe rimasta con un pesante fardello sul groppone e senza liquidità, tanto da arrivare ad una esposizione nei confronti degli istituti di credito per 80 milioni di euro.

Gli indagati per cui la Procura ha chiesto l’archiviazione sono sei: due revisori dei conti, due consiglieri della società e due esterni. Tra questi William Casanova, indicato dal Comune di Cesena ai tempi in cui era assessore nella Giunta Conti. Nonostante fosse stato nominato nel Cda di Sapro espressamente in veste di assessore, e in attuazione delle direttive del sindaco, al momento delle indagini il Comune di Cesena ha negato a Casanova l’assistenza legale. Lo stesso aveva quindi fatto ricorso al difensore civico regionale, che aveva chiesto già nei mesi scorsi al Comune di Cesena di rivedere la propria deliberazione. Questa richiesta di archiviazione sembra sancire, dunque, l’assenza di un conflitto d’interessi per Casanova, per il quale ora potrebbe aprirsi lo spiraglio di una tutela legale a posteriori da parte di palazzo Albornoz.

Pubblicato giovedì 17 Luglio 2014 alle 00:02

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