Non ci è tutto dovuto

di Francesco Zanotti

Ci mancava solo il terremoto nell’isola di Ischia. Una scossa del IV grado ha fatto morti e feriti come nessuno si sarebbe potuto aspettare da una magnitudo non tanto elevata. Eppure è questa l’estate che ci è data da vivere, con i suoi timori, le sue contraddizioni, le preoccupazioni che non cessano mai.

Siamo a un anno esatto dalla prima scossa del sisma che ha sconvolto buona parte del centro Italia. Molto rimane ancora da fare. Lo testimoniano quanti si sono recati nelle zone colpite. Lo dimostrano con estrema chiarezza le immagini che giungono dalle Marche, dall’Umbria, dal Lazio e dall’Abruzzo. Il territorio, e con esso la sua popolazione, ferito in maniera violenta, stenta ancora a riprendersi.

La botta, d’altronde, fu fortissima. Prima di tutto per la vastità del cratere, poi per le vittime e per i danni arrecati. Ora il vero problema è il ritorno in una terra che nei mesi seguenti si è dimostrata fin troppo ballerina. Molta gente non vuole più rientrare in quei meravigliosi borghi che costituivano un’attrattiva notevole, una sorta di calamita non solo per i turisti, ma anche per quanti si erano nel tempo trasferiti in città.

Ma questa estate 2017 non verrà ricordata solo, purtroppo, per l’anniversario del terremoto e il nuovo disastro di Ischia, ma anche per il ritorno del terrorismo di matrice islamica che questa volta ha colpito nel cuore del turismo occidentale. Barcellona è meta ambita da milioni di viaggiatori da tutto il mondo, giovani in particolare. Averla attaccata nella Rambla, con numerosi morti e feriti, ha un impatto emotivo fortissimo. Viene minato il senso di sicurezza, se ancora è rimasto, di quanti ogni giorno scelgono mete per viaggi di piacere, lavoro o studio.

Ci sarebbe di che disperare, davanti alla rappresentazione che viene fatta del nostro tempo, quasi sempre così ostinatamente cupa e negativa. È facile farsi prendere dallo sconforto e dalla sensazione della provvisorietà che serpeggia ormai in tanti. Ci sentiamo sovente quasi immortali, grazie anche a una tecnologia che assicura infinite possibilità, invece a tratti si percepisce la provvisorietà di un’esistenza che rimane per definizione precaria, in balia di tempeste improvvise.

L’estate può rappresentare un tempo propizio per riappropriarci del senso del limite. Per comprendere, una volta di più, che non bastiamo a noi stessi. Che non siamo onnipotenti. Che occorre riandare alla nostra origine, al senso ultimo del nostro quotidiano darci daffare che altrimenti rischia di trasformarsi in un perpetuo peregrinare a vuoto. Meglio, quindi, sostare un attimo e ringraziare per quanto a ogni risveglio ci viene donato. Rendiamoci conto che non ci è tutto dovuto.

Corriere Cesenate 29-2017

Pubblicato martedì 22 Agosto 2017 alle 18:30

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