È morta suor Giuseppa Amaducci, del monastero dello Spirito Santo

Preparare e attendere la morte con letizia e addirittura con slancio sono certamente solo di coloro che hanno gustato una Vita che non appartiene alla natura delle cose terrene. Quella che – noi cristiani – già sperimentiamo su questa terra quando siamo in comunione con il Signore e nella quale entreremo pienamente dopo la morte.

Per la nostra suor Giuseppa Amaducci era proprio questa nostalgia a generare il desiderio di varcare rapidamente la soglia della morte che, con un ultimo, intenso respiro ha attraversato domenica 16 luglio alle 6 del mattino. In quel momento tutta la comunità era riunita in preghiera intorno a lei, è stata una grande grazia.

Un anno fa suor Giuseppa aveva subìto l’asporto di una consistente massa tumorale, ma dopo breve tempo la recrudescenza del male era evidente e la prognosi nefasta. Tuttavia dopo una convalescenza abbastanza veloce aveva ripreso il suo posto in comunità prodigandosi con generosità. Il donarsi con larghezza era proprio della sua indole.

Nata nel 1936 a Polenta di Bertinoro, ultima di cinque figli, si era rivelata subito una bambina vivacissima dotata di un’intelligenza vivida. Dal padre, molto religioso, aveva appreso i primi rudimenti della fede che aveva continuato a coltivare come membro dell’Azione Cattolica. All’età di 17 anni, durante la visione di un film su santa Teresina di Gesù, avvertì la propria chiamata alla vita claustrale, che solo la minore età e la forte opposizione della mamma frenarono. Ma poi, nel 1955, con l’ingresso nel monastero benedettino dello Spirito Santo a Cesena, la volontà di Dio ebbe compimento.

La sua vita non fu facile, una salute cagionevole la tenne lontana dalla comunità per lunghi periodi. Nonostante la sofferenza rimase forte e ferma per tutta la sua esistenza nella volontà di amare Dio e nel premuroso servizio a tutti. Come sarta s’impegnò nel cucito per decenni con notevoli carichi di lavoro per la comunità e per i padri benedettini, allora molto numerosi. Nella cura delle consorelle anziane e inferme anche lei si prestò con dedizione, al punto da posporre se stessa alle altre anche quando le sue condizioni fisiche erano gravi.

La sua forza benevola e accogliente aveva due roccaforti: l’offerta di sé al Signore e la preghiera, alla quali non avrebbe mai rinunciato. La ricordiamo con profonda gratitudine per il dono della sua vita, certe che continuerà a seguirci e a intercedere per noi.

Le suore benedettine dello Spirito Santo (Cesena)

Pubblicato giovedì 20 Luglio 2017 alle 00:01

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