La radicalità del Vangelo

di Francesco Zanotti

“Che anche io prenda esempio da questo bravo prete”. Lo ha detto a braccio martedì scorso papa Francesco al termine del discorso pronunciato a Barbiana (Firenze) dopo aver pregato sulla tomba di don Lorenzo Milani, il priore morto 50 anni fa e che tanto fece discutere nei suoi anni di impegno educativo accanto agli ultimi.

Poi un bigliettino scritto dal Papa lo stesso giorno, il cui testo è stato diffuso dalla sala stampa vaticana: “Ringrazio il Signore per averci dato Sacerdoti come don Milani”.

La visita di papa Francesco è stato un atto di riabilitazione totale per un prete che ha sempre amato la sua Chiesa, ma da essa è stato anche tanto incompreso. Il Papa lo ha definito “testimone della sua passione educativa”, perché “senza la parola non ci sono dignità, libertà e giustizia”.

Don Lorenzo Milani, un convertito che ha incarnato il messaggio cristiano senza mediazioni e si è messo a servizio di chi era sfruttato e abbandonato. Si è posto accanto a chi non aveva voce per fornirgli gli strumenti per un riscatto possibile.

Ecco da dove nasceva la sua volontà di spendersi per una scuola a tempo pieno, senza alcuna interruzione. Inquieto era anche don Milani, alla maniera di don Oreste Benzi. Uno che aveva preso coscienza che non si poteva fare finta di nulla, non si poteva lasciar stare e lasciar fare. No, ci si doveva battere, senza guardare al colore di chi si schierava dalla stessa parte.

In tanti hanno provato a intrupparlo, in vita e in morte. Ma tutto, per lui, partiva “dal suo essere prete e dalla sua fede totalizzante”, come ha ricordato Francesco. Dalla sua “sete di Assoluto” e da un insegnamento “mai disgiunto dall’amore”. Da una “coscienza libera”, capace di compromettersi con gli altri senza timori, purché ci si mettesse “a servizio del bene comune”.

Vedere ripartire il Papa su una Fiat Panda per lasciare la canonica e la chiesetta di Barbiana ha procurato una stretta al cuore. In tanti saranno riandati ai racconti dell’arrivo nel 1954 del nuovo priore in quei remoti luoghi, a piedi sotto una pioggia battente. Accadde poi il miracolo di una semina prodigiosa, realizzata con bambini e ragazzi a cui nessuno avrebbe dato credito. E i confini di Barbiana si allargarono al mondo intero.

Il vero, il bello e il bene, ha ricordato ancora Francesco, appellandosi alla responsabilità di ciascuno. Don Lorenzo ci mise tutto se stesso. A quella povera gente dedicò la sua breve vita.

Don Milani, quel prete scomodo, ancora oggi parla a noi con una forza inaudita. Mette a nudo il nostro perbenismo e un cristianesimo che rischia la mondanità spirituale, come ricorda spesso Bergoglio. La radicalità della sua testimonianza è quella contenuta nel Vangelo.

Corriere Cesenate 24-2017

Pubblicato martedì 20 Giugno 2017 alle 18:30

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