Don Ciotti: “Il male è di chi lascia fare, non solo di chi lo commette”

Una platea di studenti per don Luigi Ciotti, prete sotto scorta in prima linea contro le mafie. Si è svolto la mattina di sabato 27 maggio nell’aula Magna della facoltà di Psicologia l’incontro su “La comunicazione tra generazioni” con il fondatore dell’associazione “Libera” e don Antonio Sciortino, ex direttore di Famiglia Cristiana.

Don Sciortino ha espresso “stima e solidarietà” a don Ciotti, i cui “capisaldi – ha detto – sono la Costituzione e il Vangelo”: “Non vogliamo che si senta solo di fronte allo strapotere delle mafie”.

“Rappresento un ’noi’, non un ’io’ – ha esordito don Ciotti -. L’associazione “Libera” è fatta di tanti ’io’ che spendono la propria vita per costruire un bene comune”. Fra i temi toccati quelli della legalità e della cittadinanza responsabile.

“La mafia teme la cultura e la scuola – ha detto don Ciotti -. La conoscenza è la via maestra per il cambiamento. La cultura dà risveglio alle coscienze”. Da qui l’invito ai giovani presenti a essere “segni di speranza”, partendo “dalle piccole cose: a scuola, in famiglia, coi vicini di casa. La speranza ha bisogno di ciascuno di noi”. Per don Ciotti speranza è anche “voglia di conoscere”. “Avete internet, la più grande biblioteca al mondo – ha detto agli studenti – ma attenzione alla mancanza di profondità”.

Da don Ciotti è arrivata una tirata d’orecchi al mondo dell’informazione: “Oggi c’è bisogno di una dieta delle parole. L’ansia di comunicare droga le notizie con analisi sbrigative e giudizi sommari che esaltano o distruggono”. Da qui l’auspicio che “l’informazione ritrovi accuratezza” e sappia “illuminare le cose positive, anche se non fanno chiasso”.

Don Ciotti ha poi parlato del ruolo della Chiesa contro le mafie. “L’atteggiamento di alcuni pastori è una ferita che fa soffrire” ma molte di più sono le “testimonianze di Chiesa coraggiosa”. Don Ciotti ha ricordato quando Giovanni Paolo II disse ai mafiosi: “Convertitevi, ve lo chiedo in ginocchio” e ha elogiato l’attuale pontefice: “Papa Francesco ci insegna a incarnare una chiesa umile e non giudicante, in cui la forza della dottrina si misura con la capacità dell’accoglienza. Ci insegna a umanizzare la fede e, allo stesso tempo, a parlare in modo chiaro, senza mezzi termini”.

A 25 anni dalle stragi di mafia in cui persero la vita i magistrati Falcone e Borsellino, don Ciotti ha bollato come una “perniciosa illusione” pensare che le mafie siano meno incisive di qualche decennio fa, anche se il numero dei morti è calato: “Continuano a esserci pur con accenti e colori diversi”.

“Falcone e Borsellino ci hanno insegnato che il male è di chi lascia fare, non solo di chi lo commette”. Per don Ciotti “la prima mafia si annida nella superficialità, nell’indifferenza, nel quieto vivere”.

Da qui, un accorato invito ai giovani in aula: “Vi auguro di essere cittadini non a intermittenza, che agiscono a seconda delle emozioni, ma cittadini veri e responsabili, che sanno alzare la voce quando molti scelgono il silenzio”.

Matteo Venturi

Pubblicato giovedì 1 Giugno 2017 alle 00:01

Trattandosi di un vecchio articolo non è più possibile commentare.

Brevi quotidiane

Ultimi articoli

Ultimi interventi

Parole di Vita

Archivio Documenti