Per la prima volta al “Bufalini” la festa diocesana del lavoro

Si è svolta oggi pomeriggio all’ospedale “Bufalini” di Cesena la festa diocesana del lavoro in vista della memoria di san Giuseppe lavoratore che si ricorda il primo di maggio. La giornata è stata preparata dall’Ufficio diocesano che si occupa delle questioni sociali, Gaudium et spes, guidato da Marco Castagnoli.

L’ospedale, uno dei quattro maggiori in Romagna, è un luogo in cui lavorano 1300 dipendenti, di cui 350 medici e 8-900 tra infermieri e tecnici sanitari. Due tra questi hanno portato la loro testimonianza. Alla ginecologa Susanna Giorgetti nel 2010 venne diagnosticato un tumore. “Quante volte lo avevo comunicato io in maniera formale. Quando fu detto a me non sapevo più che pensare, tra disperazione, incredulità, sgomento e sorpresa. Fu l’occasione per mettere a nudo le mie mancanze. Sentii il bisogno di confessarmi e per la prima volta in vita mia mi sono riconsociuta nella figura del fratello che se ne va di casa”.
“Accogliendomi con un grande sorriso – ha proseguito nel racconto la dottoressa – il confessore mi disse: tu sei il figliol prodigo che torna alla Casa del Padre. Da allora iniziai ad accettare la mia malattia. Ho iniziato a comprendere che significa essere paziente. Mi sono ritrovata una forza che non era mia. Ero sempre stata una tosta, decisa. Mi ero trasformata in un agnellino mansueto. Mi resi conto in poco tempo che la malattia per me si era trasformata in una grazia”.
Il ricordo fa incrinare la voce dalla commozione. Poi la dottoressa prosegue: “Sono tornata la lavoro in maniera diversa. Con una consapevolezza diversa. Ho imparato a stare accanto agli ammalati in silenzio. Con Gesù Cristo, il nostro primo medico, tutto è possibile”.
Luisa Miserocchi è infermiera al “Bufalini” da 30 anni. “Dal 2004 lavoro in oncoematologia. Amo il mio lavoro che considero una grande grazia perchè mi viene chiesto di stare vicino alle persone nel momento della sofferenza. Ogni mattina, prima di iniziare a lavorare, mi fermo in chiesa per qualche minuto. Affido la mia giornata al Signore. Affido tutto al Signore. So che posso dare il meglio di me alle persone che incontro. E’ questo che mi viene chiesto. Sono chiamata a stare vicino nel momento del dolore con abbracci, sguardi, silenzi. Ho incontrato tante volte il Signore nei volti delle persone”.
A queste due testimonianze è seguita la celebrazione della Messa presieduta dal vescovo Douglas. Nell’omelia monsignor Regattieri, ricollegandosi alle letture proprie della festa della patrona della Diocesi, la Madonna del Popolo, che ricorre domani, ha sottolineato che “il lavoro ci appartiene. E’ un dono e una grazia. E le due testimonianze ascoltate danno ragione di questo. E’ l’esempio di Maria che ci insegna a svolgere il lavoro/servizio”. Poi ha estrapolato tre coppie di parole. “Essere presenti con la discrezione e il silenzio. Essere pietre vive di un edificio da costruire che è la Chiesa. E infine, come Maria alle nozze di Cana, quando occorre essere vicini alle persone con un premuroso intervento. E’ come se la Madonna avesse detto: non hanno vino, Gesù, fai qualcosa. E’ l’invito alla preghiera”.

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Pubblicato sabato 29 Aprile 2017 alle 22:14

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