“L’Ac, una famiglia che crea legami”

A colloquio con Rosauro Amadori, da poche settimane nuovo presidente diocesano dell’Azione cattolica

Rosauro Amadori, classe 1956, orgoglioso nonno di Mattia, sei anni, è da poche settimane il nuovo presidente diocesano dell’Azione cattolica. L’ha nominato il vescovo Douglas scegliendolo tra una terna di nomi proposta dal neo consiglio diocesano uscito dall’assemblea del 4 febbraio.

“Me lo ha comunicato durante la visita pastorale nella mia parrocchia, a Cannucceto – confida Amadori -. Anche in quella occasione ho avvertito tutta la stima e l’affetto verso di me e verso l’associazione che ora rappresento”.

A chi gli chiede chi glielo ha fatto fare, risponde che “è una nuova avventura. Il presidente diocesano è come un coach. Tiene unito il gruppo. Cerca di essere un buon motivatore. In consiglio siedono molti giovani. Ho avvertito da loro tanta amicizia e sostegno. Essere stato l’amministratore diocesano negli ultimi sei anni mi ha aiutato a conoscere tanti. Di certo non mi sento adeguato, ma ugualmente mi butto. Quello che ho, lo metto nella mischia, come in una partita”.

E di mischia se ne intende Rosauro che scherza anche sul suo nome di battesimo. “Non ho mai incontrato nessuno con un nome come il mio”. Appassionato di montagna, ha giocato a calcio per anni a livello amatoriale e vanta nel 2005 un 159° posto assoluto alla famosa “Nove colli” di ciclismo (con un tempo di 6 ore e 42 minuti) che il 21 maggio percorrerà per la ventesima volta. “Poi chiudo il libro – aggiunge – anche per i tanti impegni che ora arriveranno”.

Amante del nostro territorio, rivela di essere stato guardia ecologica per oltre dieci anni. “Dopo la proposta del Corriere Cesenate su “natura spettacolo” – suggerisce – potremmo consigliare i “Sentieri dello spirito” intitolati ai nostri servi di Dio. Itinerari che portano da più punti verso la basilica del Monte, per valorizzare la campagna, i paesi, la collina e il mare insieme, come avete ben detto voi, e per fare alzare lo sguardo verso l’Alto. Un reticolo di sentieri che metta insieme anche le bellissime e numerose maestà che si incrociano lungo le nostre strade. Diocesi e amministrazioni locali, con le associazioni, potrebbero lanciare l’idea di qualcosa che sia davvero interessante”.

Nel prossimo fine settimana si terrà l’udienza con papa Francesco, domenica 30 aprile in piazza san Pietro, a Roma. Sarà l’occasione per ricordare nella maniera migliore i 150 anni dell’associazione laicale presente in tutte le Diocesi in Italia.

Da Cesena scenderanno nella capitale in 370 con otto pullman. “Porteremo al Papa – dice Amadori – un vaso pieno di terra, quella che noi abbiamo raccolto nella domenica delle palme. Io sarò tra i presidenti diocesani che la consegneranno a Francesco sul sagrato di san Pietro, per dimostrare, come ricordava il beato Alberto Marvelli, che siamo “sulla terra come cittadini del cielo”.

“L’Azione cattolica ha in mano un grande patrimonio di giovani – aggiunge Rosauro -. Nell’associazione viviamo l’esperienza di una grande famiglia che cerca sempre la comunione, crea legami e accorcia le distanze. Cerchiamo di includere, come sta accadendo ora con le unioni di diverse associazioni parrocchiali. Duomo, Osservanza e San Bartolo hanno fondato una nuova associazione intitolata al beato Pier Giorgio Frassati. Un segno tangibile di comunione per poi uscire e stare nel mondo”.

Il neo presidente ricorda anche il percorso personale affrontato. Con la moglie Lina è stato responsabile diocesano del settore adulti per sei anni. “Un itinerario bellissimo – sottolinea, profondamente grato per quanto ricevuto -. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare adulti come Piero di Bagnarola e Aurelio di San Cristoforo che ci hanno fatto conoscere le nostre radici. E ora davanti abbiamo il futuro con i ragazzi dell’Acr”.

L’Ac diocesana è una forza costituita da 1300 aderenti, articolata in 25 associazioni locali presenti in una trentina di parrocchie. “Il presente sono i giovani – ci tiene a mettere in evidenza Rosauro -. Tanti giovani in gamba. C’è da stupirsi davanti a queste nuove generazioni. Conosco e incontro ragazzi splendidi. Vanno accompagnati e incoraggiati. Vanno sostenuti. Poi penso al “Trofeo benedetto” e alla “Gara canora” e rimango senza parole per quanto sono in grado di realizzare. Gli educatori fanno un grande lavoro: sanno fare emergere qualità, il meglio di questi giovani straordinari”.

L’Ac è un’associazione di laici. “Il laico è chiamato a fare bene il suo mestiere – dice a chi gli chiede se esiste un dualismo con i sacerdoti -. E lo deve fare là dove vive. Non si deve sostituire al prete. I preti sono da amare così come sono. Noi laici possiamo portare il Vangelo in tutti gli ambienti. Siamo noi la Chiesa in uscita. Oggi siamo chiamati a stare accanto alle tante fragilità così diffuse. La nostra missione è quella di farci prossimi a quelli che incontriamo ogni giorno”.

Francesco Zanotti

Pubblicato giovedì 27 Aprile 2017 alle 00:01

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