“Io so cos’è la guerra. Ho perso tutto”

Consiglio comunale aperto, a Cesena, sull’accoglienza ai migranti.

CESENA – Nell’aula del consiglio comunale, a Palazzo Albornoz a Cesena, ha fatto irruzione uno spaccato di cruda realtà.

“Io so cos’è la guerra, voi no. Voi la vedete in televisione. Ho perso tutto: famiglia, casa e lavoro. Non so cosa ne sarebbe di noi migranti se non fossimo stati accolti. Siamo qui per ritrovare la pace”, ha affermato il profugo Soumahro Issa nel corso del consiglio aperto del 16 marzo dedicato all’accoglienza dei migranti.

Una testimonianza toccante quella di Soumahro, ospitato nella struttura di Oriola, che ora frequenta la terza media e sta cercando di rifarsi una vita, cercando di buttarsi alle spalle un tragico passato.

La seduta è stata l’occasione per inquadrare, anche a livello statistico, il fenomeno. “A oggi sono 960 i richiedenti asilo nelle strutture di Forlì-Cesena – ha evidenziato Antonio Massa, vicario del prefetto di Forlì-Cesena -. Nell’Unione dei Comuni Valle Savio la percentuale è di 2,8 per mille, più alta rispetto al 2,5 richiesta dal Governo, in quanto sconta il mancato contributo dell’Unione Rubicone-Mare. Si tratta in maggior parte di maschi nati dopo il 1990 e provenienti dai Paesi dell’Africa subsaharina, ma sono in numero elevato anche le donne. In Romagna abbiamo registrato l’arrivo non solo via mare ma anche dal Friuli, attraverso il corridoio balcanico, in particolare di pakistani e bengalesi”.

Secondo le previsioni del Ministero, gli arrivi nel corso dell’anno potrebbero salire a quota 250mila, a fronte dei 180mila del 2016. “L’accoglienza è iniziata nel luglio 2011 con l’arrivo di una decina di ragazzi nell’ex scuola di Oriola”, ha ricordato Simona Benedetti, assessore ai servizi per le persone. “I centri di accoglienza straordinaria sono 18, di cui 14 nel territorio di Cesena per un totale di 230 profughi. Si tratta di strutture di 25 posti al massimo, ma solo tre sono al completo, e sono gestite da tre associazioni locali noprofit individuate con bando pubblico. Non esiste solo il problema della prima accoglienza: chi esce dai centri deve essere accompagnato anche in seguito”.

Sono intervenuti poi diversi operatori e volontari impegnati nell’accoglienza. Ha parlato di “Mettersi in gioco” Israel De Vito, governatore della Misericordia Valle del Savio, che gestisce le strutture di Taibo di Mercato Saraceno, Sarsina, San Vittore, Gualdo di Roncofreddo, e si appresta ad aprire quella contestata di Borello.

L’operatrice sociale dell’Asp Valle Savio, Cinzia Pieri, ha parlato della “difficoltà di reperire le strutture per l’accoglienza, dell’instaurare un rapporto di fiducia con i profughi e di preparali all’uscita”. Inoltre “si vorrebbero ampliare i posti per la seconda accoglienza che al momento sono 23”.

Fabio Biguzzi del Comitato Futuro Borello ha ribadito la contrarietà all’arrivo dei profughi, lamentando la mancata trasparenza da parte dell’Amministrazione comunale. “A Borello abbiamo il più alto numero di residenti stranieri: uno su quattro. È stato fatto un buon lavoro per l’integrazione, ma ora siamo arrivati al limite”.

Proprio a seguito di questi malumori, ma per motivi opposti, è nato il comitato Romagna Migrante. “In primis pensiamo sia necessaria una corretta informazione sul tema e tra le nostre attività facciamo rete con i migranti”, ha esordito Anastasia Macini, che ha invitato le istituzioni ad affrontare il tema “con competenza e coraggio e ad aprire un dialogo con la cittadinanza non quando è oramai tardi”.

È stato il sindaco Paolo Lucchi a chiudere la seduta fiume. “Il nostro è un modello di valori – ha affermato -. Non pensiamo all’accoglienza come a un dovere, ma perché ci migliora come comunità e ci mette in discussione. Con il rinnovo della convenzione con la Prefettura di Forlì- Cesena, chiediamo che venga seguito il nostro modello per tutti coloro che saranno ospitati a Cesena: non devono esserci accolti di serie A e B”.

È quanto chiede anche la mozione proposta dal Pd e Movimento Democratico e progressista votata dall’aula: estendere il modello dell’accoglienza di piccoli gruppi, lasciando all’Unione dei Comuni Valle del Savio il coordinamento delle attività, superando così l’attuale frammentazione gestionale. I profughi gestiti direttamente dalla Prefettura infatti prevedono raggruppamenti più numerosi (come i 60 di Macerone e gli 80 di Cesenatico) che causano non pochi disagi alla popolazione.

Francesca Siroli

Pubblicato giovedì 23 Marzo 2017 alle 00:02

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