Budrio, meno povertà. Il problema è l’affitto

RUBICONE – Povertà in calo a Budrio di Longiano. È quanto emerge dai dati a disposizione della Caritas locale.

Se nel 2014 le persone assistite erano state 129, nel 2016 sono state 100. In due anni gli italiani aiutati sono passati da 22 a 5.

“Nonostante questi numeri – fa sapere il responsabile della Caritas di Budrio Antonio Alessandria – sono aumentate le richieste di denaro. Il principale problema è l’affitto. Le famiglie non guadagnano tanto quanto serve. Sono in deficit di circa 500 euro al mese”.

Altro problema segnalato da Alessandria è che “ci sono persone sostenute da vari anni, per le quali la Caritas rischia di diventare una forma di assistenzialismo”.

A Budrio la Caritas è attiva dal 1998 con sede presso i locali della parrocchia, il cui territorio si estende su tre Comuni: Longiano, Gambettola e, in piccola parte, Cesena.

Il servizio offerto è completo. Si va dalla distribuzione di indumenti e alimenti, all’aiuto in denaro per pagare affitti e utenze. Tutti i venerdì pomeriggio è attivo il centro di ascolto.

I volontari “fissi” sono otto. Nel 2016 le famiglie che hanno ricevuto il pacco con i generi di prima necessità sono state 27. Il paese di provenienza più ricorrente è il Marocco. 125 i pacchi distribuiti in tutto.

Spiega Alessandria: “Siamo autosufficienti. Ci basta quello che viene raccolto in chiesa. Non abbiamo necessità di ricorrere al Banco alimentare. Nei casi di particolare bisogno chiediamo la collaborazione della Caritas diocesana.

Continua Alessandria: “Rivolgiamo la nostra esclusiva attenzione ai poveri della parrocchia. I parrocchiani rispondono con generosità perché hanno fiducia nel nostro modo di operare. Sanno che aiutiamo chi ha realmente bisogno. Operiamo con parsimonia e responsabilità per evitare abusi. Consegniamo pacchi e vestiti a rotazione. L’obiettivo è di fare capire a chi viene che ci sono altri ad averne bisogno. Le famiglie aiutate esprimono riconoscenza per quello che facciamo”.

“Prima di iniziare un rapporto – conclude il responsabile – controlliamo che la famiglia abbia residenza nel territorio della parrocchia e verifichiamo l’Isee della famiglia. Non è facile conoscere le realtà che andiamo ad aiutare. Ogni decisione è presa assieme agli assistenti sociali, con cui abbiamo un buonissimo rapporto”.

Matteo Venturi

Pubblicato giovedì 23 Febbraio 2017 alle 00:01

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