“Metamorphosen”, al Bonci di Cesena concerto di musica moderna

Che la serata fosse impegnativa, quella di ieri sera al teatro “Bonci” di Cesena, lo si poteva capire notando che gli autori delle musiche erano Arnold Schönberg, Charles Ives, Aaron Copland, Richard Strauss: un’antologia dei migliori e più complessi compositori del XX secolo.
Il titolo, “Metamorphosen”, cioè “Metamorfosi”, deriva dall’ultima opera in programma, di Strauss, realizzata nel 1945, a guerra ormai finita, quando il mondo mitteleuropeo di cui egli era l’ultimo erede si dissolveva nel sangue e nella catastrofe.
La prima serata del cartellone musicale del Teatro “Bonci” di Cesena, giovedì 27 ottobre, non ha deluso le aspettative: impegnativa appariva, e impegnativa è stata. Meritevole di interesse, senza dubbio: in particolare perché per l’occasione Gabriele Marchesini ha approntato una drammaturgia che, senza scene o costumi, ma con un intelligente uso delle luci, ha reso animato e movimentato il concerto. Lo scopo della serata è stato quello di analizzare le “metamorfosi” della musica moderna, iniziando da quella “Notte trasfigurata” di Schönberg che, nel 1899, emblematicamente si pone a cavaliere di due secoli, esattamente come la “Interpretazione dei sogni” di Freud, composta nel 1899 e pubblicata all’inizio del nuovo anno, come sigillo di un mondo nuovo che si lasciava osservare per la prima volta.
Ulteriore novità nel concerto-recital del “Bonci” l’uso della voce umana, dello stesso Marchesini e dell’attrice Benedetta Conte: in alcuni casi era prevista dallo spartito, in altri è stata un’invenzione aggiunta appositamente. Quest’ultima scelta è stata quella che ha lasciato in chi scrive più perplessità, perché se la musica è composta appositamente per ospitare delle voci recitanti è un conto, è strutturata per quella presenza; invece, se la musica non prevedeva una voce umana, l’effetto che si rischia è quello di un eccesso, vocale e musicale, perché la voce distrae dalla musica e la musica dalla voce. Niente da dire sulla prestazione musicale del gruppo di archi del Conservatorio “Maderna” di Cesena, diretti da Paolo Chiavacci e Giorgio Babini: splendida tenuta del suono, efficacia nell’interpretazione, in brani di notevole difficoltà esecutiva.
Purtroppo, una serata per pochi intimi, dato che i presenti erano davvero scarsi: la musica del Novecento deve ancora riuscire a penetrare nei cuori degli spettatori? O forse sarebbe stato il caso di unire ai brani eseguiti qualche opera più “familiare” agli ascoltatori? Probabilmente una risposta non c’è: si procede per tentativi, per fare conoscere il grande panorama della musica novecentesca; la cosa importante è che si è ascoltata della buona musica, come hanno testimoniato i caldi applausi dei presenti, pochi ma contenti.

Paolo Turroni

Pubblicato venerdì 28 Ottobre 2016 alle 08:43

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