Commento al Vangelo – XXXI domenica del tempo Ordinario – Anno C

Lo sguardo di Dio non si ferma sui mali del passato, ma intravede il bene nel futuro

Domenica 30 ottobre (Anno C) – 31ª domenica Tempo Ordinario
Sap 11,22-12,2; Salmo 144; 2Ts 1,11-2,2; Lc 19,1-10


La Liturgia della XXXI domenica del tempo ordinario presenta il racconto della conversione di Zaccheo. È il capo degli esattori delle tasse di Gerico, un ricco pubblicano. Ancora una volta il Vangelo ci parla della misericordia del Signore che è “venuto a cercare e salvare ciò che era perduto”.

Zaccheo, consapevole della sua situazione, si mette in discussione. Riconosce di avere sbagliato e rimane colpito dall’incontro con il Signore. Quell’incontro gli cambia vita. Sale su un sicomoro per vedere Gesù, ma è lui che viene visto dal Signore. È uno sguardo, quello del Signore, che va oltre i difetti di Zaccheo, “non si ferma al male del passato, ma intravede il bene nel futuro” (papa Francesco).

Il testo del Vangelo ci mostra quale sia lo stile con cui Gesù si avvicina anche a chi è più lontano. Vede Zaccheo su un albero e, chiamandolo per nome, si invita a pranzo. Il capo dei pubblicani si sente toccato nel cuore non da una predica o da un rimprovero, ma dalla proposta di condividere un pasto.

Papa Francesco, rivolgendosi ai giovani in occasione dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù, aveva sottolineato proprio questo: “Gesù desidera avvicinarsi alla vita di ciascuno, percorrere il nostro cammino fino in fondo, perché la sua vita e la nostra vita si incontrino davvero”.

Zaccheo accoglie Gesù in casa sua perché per primo il Signore aveva accolto lui. L’iniziativa è di Gesù ed è gratuita, ma si inserisce sempre in una disponibilità della persona. Anche il comportamento di Zaccheo è pieno di insegnamenti per noi. Il Vangelo non lo dice chiaramente, ma lo lascia capire: il capo dei pubblicani era molto ricco, ma anche ladro, corrotto. Eppure, appena la salvezza gli si avvicina, gradualmente inizia a dire il suo “sì” alla grazia di Dio. La sua bassa statura potrebbe essere un limite, ma riesce ad aggirarlo con l’aiuto di un sicomoro, correndo anche il rischio di fare una figuraccia, visto il suo ruolo pubblico.

Sempre nell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù papa Francesco ricordava che “Dio ci ama così come siamo, e nessun peccato, difetto o sbaglio gli farà cambiare idea. […] Nessuno è inferiore e distante, nessuno insignificante, ma tutti siamo prediletti e importanti: tu sei importante!”.

Il capo dei pubblicani è l’immagine del discepolo che non è chiamato da Gesù a lasciare tutto, ma a rimanere nella propria casa, continuando il proprio lavoro in modo nuovo mettendo davanti la giustizia e la condivisione con i bisognosi. Come lui, anche noi oggi se vogliamo vedere Gesù dobbiamo salire su un albero, alzarci di livello.

La liturgia nelle ultime domeniche ha messo al centro “l’albero della preghiera”. Ci sono però anche altri alberi: la Parola di Dio, la Chiesa, i Sacramenti, specialmente l’Eucarestia, il volto dei fratelli “in particolare poveri, malati, carcerati, profughi: essi sono carne viva del Cristo sofferente e immagine visibile del Dio invisibile” (papa Francesco, Angelus 11 gennaio 2015).

Marco Castagnoli

Pubblicato giovedì 27 Ottobre 2016 alle 00:00

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