Commento al Vangelo – XXVII domenica del tempo Ordinario – Anno C

Ogni giorno davanti a Dio diciamo: “Siamo servi inutili”

Domenica 2 ottobre (Anno C) 27ª domenica Tempo Ordinario
Ab 1,2-3; 2,2-4; Sal 94; 2Tm 1,6-8.13-14; Lc 17,5-10

Il Vangelo della XXVII domenica del tempo ordinario ci parla della fede e si apre con una richiesta degli apostoli al Signore: “Accresci in noi la fede!”. Gli apostoli erano stati educati da Gesù a credere, ad affidarsi sempre più a Lui e per questo gli chiedono non dei beni materiali o dei privilegi, ma la grazia della fede che illumini tutta la loro vita.

È una richiesta attuale e valida anche per noi oggi, tempo in cui sembra che tale luce sia inutile per l’uomo moderno. “È urgente recuperare il carattere di luce proprio della fede, perché quando la sua fiamma si spegne, anche tutte le altre luci finiscono per perdere il loro vigore” (Lumen fidei, 4).

Il Signore non risponde direttamente alla richiesta degli apostoli e ricorre all’immagine del piccolissimo seme di senape per farci comprendere come fidarsi di Cristo renda possibili cose umanamente impossibili. Anche noi, come gli apostoli, ci accorgiamo di avere una fede piccola, debole, fragile. La fede è un dono ricevuto il giorno del Battesimo come germe da custodire nella nostra vita. Non è una nostra conquista perché siamo intelligenti o meritevoli.

La fede è anche atto profondamente libero e umano, come afferma con chiarezza il Catechismo della Chiesa Cattolica. Noi siamo chiamati ad accogliere questo dono, a farlo crescere e coltivarlo con umiltà. Gesù ci insegna questo portando l’esempio di un servo che ha lavorato nei campi e quando torna a casa deve comunque obbedire al padrone. Avere fede, allora, è riconoscere la nostra impotenza e riporre la nostra fiducia nel Signore. È la nostra situazione, il nostro posto di fronte a Dio: siamo suoi servi, sempre in debito, perché dobbiamo a Lui tutto.

L’atteggiamento da avere in ogni momento è accettare e fare la sua volontà riponendo ogni speranza in Lui. Davanti a Dio dobbiamo dire, come ci suggerisce Gesù: “Siamo servi inutili” poiché non abbiamo portato utile, ma compiuto il nostro dovere. Dio non è quel padrone della parabola, ma l’opposto. Egli si è manifestato a noi con i tratti del servo, rivelati nel comportamento di Gesù, che è venuto a servire e non a farsi servire.

La fede si accresce e si educa. Il nuovo anno pastorale, primo del quinquennio, vedrà la nostra Chiesa in uscita, impegnata ad annunciare la gioia del Vangelo educando alla fede nella fragilità. Fragilità determinata dalla nostra condizione umana, ma anche dalla realtà di questi tempi. Educare alla fede, oggi, è una necessità e, ci ricorda il nostro Vescovo, richiede alcune qualità: vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale.

È necessario saper ascoltare perdendo tempo con chi soffre o vive particolari fragilità. È necessaria una testimonianza di vita autenticamente cristiana. È necessaria la Parola per indicare, correggere. Vivere la fede dentro le realtà di questo mondo e orientarle a Dio è una responsabilità dei laici.

Marco Castagnoli

Pubblicato giovedì 29 Settembre 2016 alle 00:00

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