Come ci siamo ridotti seguendo falsi profeti di evanescenti illusioni

di Silvano Ridolfi

Eva, lo sappiamo, si è lasciata ammaliare e ne ha convinto Adamo: se farete quello che vi è stato proibito sarete come Dio. Hanno disobbedito… e si son trovati nudi, spogli della loro dignità, libertà e gioia iniziali. Da allora l’uomo è sempre stato tentato da quel traguardo irraggiungibile, come mostra anche il mito di Icaro che invece di raggiungere il sole con le fragili sue ali si è sfracellato al suolo.

Oggi le rivoluzioni sociali e l’evoluzione della scienza hanno portato l’uomo sempre più a ritenersi causa e ragione del cosmo e di se stesso. La dea ragione di giacobina memoria ha voluto ergersi a dio vantandosi di essere in grado, prima o poi, di chiarire razionalmente l’enigma dell’universo e della vita impossessandosene quindi e manipolandola a piacimento per un mondo felice e giusto.

E invece è visibile a tutti come ci siamo ridotti seguendo falsi profeti di evanescenti illusioni, la cui punta estrema è stata finora il mondo nazista: “Gott mit uns” (Dio è con noi, noi siamo dio) avevano scritto nella borchia dei loro cinturoni. Vivere come se Dio non ci fosse, lasciando benignamente la libertà di credere in un Dio intimistico, frutto del soggettivismo, e decidere creativamente sul bene e sul male è la diffusa convinzione e il conseguente comportamento di molti parlamenti, di tanti scienziati e di autogratificantisi uomini di cultura.

Naturalmente in questa concezione della natura umana non esiste il peccato, ma soltanto incapacità temporanea a raggiungere tutti gli obiettivi del ben-essere previsto e viene emarginato chi non accetta queste regole perché, dicono, mondo del passato. Ma ancora una volta – oggi con il terrorismo, ieri con le ideologie totalitarie – l’uomo deve constatare anche le sue insufficienze, anzi le sue malvagità.

Il peccato originale continua a condizionare e suggestionare. Anche le nostre buone famiglie purtroppo, respirando quest’aria, ne vengono spesso contagiate. E danno per scontati e accettano, magari mugugnando, nuovi comportamenti sociali che alla fine vengono anche approvati e/o sostenuti quando invece dovrebbero essere rifiutati perché peccato, perché delitto, anche se fatti divenire diritti umani: aborto ieri, “le famiglie” e droghe oggi, l’eutanasia e la vita dalla provetta domani.

È un processo suicida come quello dei progenitori da cui ci può salvare solamente la fede che illumina su senso e origine della vita e sul cammino della salvezza: credere in Dio creatore e provvidente, nel Cristo salvatore e nello Spirito operatore. Accettando anche le regole di vita, i comandamenti, che culminano nel precetto fondamentale e creativo dell’amore a ogni costo. Si raggiungerà così l’equilibrio interiore che diverrà pace esteriore.

La verità rende liberi, non una verità fondata sulla soggettività della natura umana né sui presupposti della convenienza o del consenso, che sono necessari per le gestioni e non come fonte di verità. Ricordiamo il monito di San Paolo: satana si presenta anche come angelo di luce, non cadete in questo tranello. E non sembri quindi strano il richiamo di papa Francesco di imparare dai poveri, che nel loro bisogno di pane e libertà ci richiamano all’essenziale e mantengono i valori fondamentali della vita umana.

Pubblicato giovedì 29 Settembre 2016 alle 00:02

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