Fondazione Carisp, nella nebbia spunta l’asso nella manica

CESENA – Appannata, schiacciata dai debiti e senza più alcun potere, ormai, sulla banca alla quale era storicamente legata. Eppure viva e vegeta, con qualche margine d’azione e, addirittura, un asso nella manica.

Parliamo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena. Prima dell’eccezionale svalutazione dei titoli dell’istituto bancario omonimo (passati dai 14-16 euro ad azione ad appena 50 centesimi) la Fondazione controllava la Cassa per mezzo di un pacchetto azionario pari al 48 per cento. A seguito del maxi aumento di capitale da 280 milioni di euro, sottoscritto dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, la Fondazione è scesa al 2,28 per cento di partecipazione in Carisp.

E, cosa peggiore, il suo patrimonio si è ridotto da 110 milioni di euro a una cifra compresa tra i 7 e gli 8,5 milioni di euro, mentre la liquidità scarseggia. Vero è che, in futuro, la Fondazione potrebbe cedere 53 milioni e mezzo di warrant (diritti sulle azioni, ricevuti gratuitamente), al momento non valutati. Mentre, sul fronte del patrimonio, l’ente può contare su immobili importanti ma difficilmente monetizzabili (come il Palazzo Oir, acquistato quando ancora si credeva possibile la creazione di un’unica pinacoteca cittadina).

Una situazione molto pesante da gestire, dunque, che è stata al centro all’assemblea dei soci convocata lo scorso sabato a Cesena. In quella sede il presidente Bruno Piraccini ha comunicato una ulteriore riduzione dei costi della struttura, con l’azzeramento dei compensi per gli amministratori e la ricollocazione di parte del personale (due persone in altre aziende, un’altra alla Carisp) e una riduzione di orario per gli altri tre dipendenti.

Saranno inoltre cedute partecipazioni in altre società, mentre sono in corso contatti per la vendita della porzione di immobile del complesso ex Sacra Famiglia (via Padre Vicinio da Sarsina), adibito in parte a studentato e in parte a mensa gestita dalla Caritas. Anche sulle erogazioni già deliberate è in corso una verifica, per ulteriori tagli dei costi.

Nei prossimi anni le associazioni del territorio non potranno più contare sulle elargizioni di un tempo, mentre la Fondazione si trasformerà in una sorta di think tank, un serbatoio di idee e progettualità, un catalizzatore di iniziative e di incontri. Ma non tutto è perduto sul fronte delle erogazioni. A breve, infatti, il Consiglio di amministrazione della fondazione prenderà in esame un progetto che prevede la costituzione di un fondo a sostegno delle famiglie indigenti, anche in collaborazione con altre istituzioni, alimentato in gran parte dalla generosità di qualche privato. Sarà evitato in questo modo un fermo degli stanziamenti, un blocco che appariva ormai inevitabile visti i dati di bilancio, ma che avrebbe interrotto la secolare missione della Fondazione Carisp.

Continuerà poi l’azione per il coordinamento dell’attività di recupero e di utilizzo delle eccedenze alimentari, come avviene con l’esperienza del Banco Alimentare, e il sostegno al nascente campus universitario tramite Serinar.

Pubblicato giovedì 22 Settembre 2016 alle 00:02

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