Terremoto in Centro Italia e gara di solidarietà

L’educazione cristiana alla carità è ancora viva nella gente

Caro Francesco,
prendendo ancora una volta spunto da uno splendido articolo di Marina Corradi su Avvenire all’indomani dell’ennesimo dramma di un terremoto che ha sconvolto il Centro Italia, ti mando il testo di una poesia che rielabora e riassume l’articolo stesso.

Mi sembra che emerga tutto il dolore per la tragedia, ma pure la testimonianza di un popolo, quello italiano, che di fronte ai drammi non si tira indietro, anzi tira fuori il meglio di sè, a conferma che l’educazione cristiana alla carità permea ancora i cuori della nostra gente. E questo è di conforto e di speranza anche per il futuro.

Un caro saluto
Franco Casadei

Carissimo Franco,
lascio questo spazio della lettera riquadrata al tuo messaggio e alla tua poesia che ben sintetizzano quello che tutti noi stiamo provando in questi giorni così dolorosi del dopo-terremoto. Condivido anche la tua opinione circa l’educazione cristiana alla carità che come tu ben dici “permea ancora i cuori della nostra gente”. Motivo di consolazione e non solo, per guardare in avanti con fiducia.

Grazie e a presto.
Francesco Zanotti
zanotti@corrierecesenate.it

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TERREMOTO IN APPENNINO
DI MARCHE E LAZIO
24 agosto 2014

Alle 3 e 36 di notte, l’ora più subdola
quando anche gli ultimi insonni si sono addormentati.
Nei paesi inermi e quieti, nelle stanze intiepidite
dai respiri, è irrotto l’urlo del sisma,
quel gemere sinistro di tetti e muri
che abbatte le case di sasso e i vecchi campanili.
Terminato quell’urlo, un terribile silenzio sopra le rovine.
Ancora una volta gli uomini presi in ostaggio di una forza antica,
di faglie che si lacerano e strappano paesi e strade.
Dalle macerie spuntano, nel caos, le cose quotidiane,
quasi in un’irrisione: ecco cosa resta dei vostri beni e affanni.
Per contro, una forza di segno opposto:
i vivi, subito, a scavare, le mani nude, le unghie sanguinanti,
perché tra le macerie si sentivano voci magari affievolite
e sommerse da travi che appariva impossibile spostare.
C’è una strana forza negli uomini, nelle ore disperate,
che imperiosa li spinge a salvare vite.
La strana forza che sale tra i detriti,
quando tutto ormai sembra perduto.
E una tenerezza mai vista con parole di consolazione
sussurrate a bimbe e nonne sconosciute.
Come se la bestia degli inferi saltata fuori d’improvviso
non avesse poi l’ultima parola sulla vita.

Franco Casadei

Pubblicato giovedì 1 Settembre 2016 alle 00:00

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