Un’evidenza spiazzante

di Francesco Zanotti

La Procura apre fascicoli. E i fascicoli diventeranno faldoni. È così, purtroppo, che funziona l’Italia. Ad ogni disgrazia, dopo ogni catastrofe di qualsiasi genere, si trova subito qualcuno che avvia un’indagine per cercare di stabilire eventuali responsabilità. Sembra quasi un ritornello. Un film già visto. Più volte. Troppe volte.

La stessa frase si è ascoltata in questi terribili giorni del dopo terremoto in centro Italia. È giustissimo cercare colpe e colpevoli, se ci sono, ma non vorremmo che fosse la solita storia che si vede spesso nel nostro Paese. Ristrutturazioni recenti non possono crollare come le vecchie abitazioni costruite con sassi e calce. È del tutto inammissibile. Quindi va benissimo cercare la verità, purché non sia la classica partita che si gioca per fare sbollire l’onda emotiva.

Davanti alla furia del terremoto tutti rimaniamo sgomenti, impauriti, impotenti. Quando la terra trema, e molti si sono svegliati anche qui in Romagna la mattina del 24 agosto alle 3,36, si rimane come inebetiti, incapaci di reagire davanti a un evento che coglie di sorpresa e di fronte al quale non si sa come reagire, quale decisione prendere, dove scappare, come ripararsi.

Nei commenti dei giorni scorsi più di uno, come accade in questi casi drammatici, si è interrogato sulla presenza di Dio. Se un Signore dell’universo esiste davvero, perché permette che succedano catastrofi di questo genere, con tante morti innocenti e distruzioni ovunque? Perché Dio lascia l’uomo in balia degli avvenimenti e non lo preserva dal male, dalle intemperie, da casi disastrosi come il terremoto di qualche giorno fa?

È sempre la stessa ricerca di un colpevole. È il medesimo desiderio di poter trovare qualcuno su cui scaricare l’onere di quanto accaduto. Può essere un ingegnere che non ha fatto bene il suo mestiere, un amministratore pubblico che ha dato autorizzazione non concedibili o un dio che non cura i suoi figli, l’idea di fondo non cambia: occorre scaricare la coscienza e liberarsi da un peso altrimenti difficile da portare. Nessuno vuole ammettere il limite umano, anche l’incapacità, meglio l’impossibilità, di poter assicurare il rischio zero.

“Non siamo in Paradiso” è il titolo di un commento pubblicato dall’agenzia Sir scritto da Davide Rondoni. “Non siamo in un posto perfetto, non siamo del tutto a casa”, scrive il poeta forlivese. Siamo ancora in ricerca. Siamo mendicanti, pellegrini. Siamo in attesa di un tempo migliore. Siamo in una terra di passaggio. E il terremoto, un fatto come tanti altri luttuosi che avvengono ogni giorno, ce lo ricorda con un’evidenza spiazzante.

Corriere Cesenate 31-2016

Pubblicato martedì 30 Agosto 2016 alle 18:30

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