I tassi negativi non incentivano il risparmio, rimane difficile uscire dalla crisi economica

Buongiorno Direttore,
ho letto con vivo interesse l’editoriale nell’edizione del 14/07/2016 “Davanti a un nuovo inizio” di cui ricordo e condivido totalmente le considerazioni seguenti:”occorre ripartire dal risparmio, dalla sua tutela e da un sano rapporto con il denaro, come si insegnava un tempo ai bambini fin dalla prima elementare. La molla della ripresa è la liberazione di risorse da inserire nel ciclo economico. In questo le banche hanno un ruolo centrale da giocare ed una fiducia tutta da riconquistare.”

La formazione del risparmio e le modalità del suo impiego sono alla base di ogni ciclo di crescita economica. L’essere umano risparmia per svariate ragioni, ma alla base di questo processo, sussiste un aspetto profondamente legato alla sua natura: si rinuncia ad un bene oggi per ricevere, dopo un certo periodo di tempo il medesimo bene più un ulteriore incremento in termini economici per compensare l’individuo del sacrificio iniziale. L’incremento richiesto potrà essere più o meno ampio a seconda del livello di “preferenza temporale” dell’individuo e cioè della sua preferenza a rinunciare a beni presenti in funzione di maggiori beni futuri, ma non potrà mai essere negativo. Nessun essere umano sarebbe disposto a rinunciare ad un bene oggi per ricevere meno in futuro (tanto vale utilizzare sin da subito il bene in quando ogni rinuncia viene punita con un risultato negativo in termini economici). Oggi, purtroppo, ci troviamo esattamente in questa situazione; alcune banche centrali, fra cui anche la Banca Centrale Europea, con i loro interventi impongono al mercato tassi di interessi negativi che sono contro la natura stessa del risparmio e contro la libera azione umana nell’intraprendere tale decisione economica (tra l’altro con importanti acquisti di attivi sui mercati finanziari tendono ad aumentare i valori di questi beni ampliando ulteriormente le differenze economiche fra i ceti medio / bassi ed i detentori di queste tipologie di beni che sono generalmente i ceti più elevati). Azioni di questo tipo vengono intraprese per evitare il collasso del sistema economico, gravato da una mole di debito (sia pubblico che privato e cioè di famiglie ed imprese) molto elevato, rispetto ai tassi attuali di crescita, che tenderebbe, in presenza di tassi di mercato più elevati, ad essere ripagato sempre con maggiori difficoltà rendendo probabili ampie inadempienze da parte dei debitori.

Come si è creata questa situazione di eccesso di debito ? Innanzi tutto occorre partire dal fatto che le banche, nella loro storia ed a parte qualche breve eccezione, hanno sempre lavorato e continuano a lavorare con riserva frazionaria e cioè prestando a termine da 1 a 30 anni anche ciò che raccolgono a vista dalla clientela (depositi in conto corrente). Di fatto il cliente mantiene in deposito di conto corrente ciò di cui legittimamente può disporre per i suoi consumi di breve termine, ma la banca utilizza anche questi fondi per finanziare progetti di investimento di lungo termine (ad esempio grandi impianti industriali ed il comparto immobiliare) che non potrebbero essere profittevoli senza questi ulteriori fondi e cioè in presenza di tassi di interesse di mercato superiori (la presenza di fondi aggiuntivi disponibili per gli investimenti permette, infatti, di poter godere di tassi di interesse inferiori). Per le leggi dell’economia la tendenza al ribasso dei tassi di interesse tende a rendere conveniente gli investimenti proprio nei citati comparti (grandi impianti industriali ed il comparto immobiliare) in quanto il loro utilizzo e la loro redditività , protratta per lungo tempo, viene scontata e valorizzata a tassi di interesse tendenzialmente più bassi. Ecco che l’eccesso di risorse rese disponibili dal sistema bancario in questi settori porta ad un vero proprio boom di investimenti che tende a prendere vigore con la costante crescita dei prezzi di questa tipologia di beni (si veda lo sviluppo di bolle immobiliari in questi ultimi anni in parecchi mercati).

Ma i depositanti in conto corrente, di fatto, non hanno prestato i propri fondi a termine al sistema bancario non avendo quindi risparmiato a sufficienza per finanziare tali progetti di lungo termine. I depositanti avendo la piena disponibilità dei propri fondi possono, in ogni momento, decidere di spendere in beni di consumo diversi (ad esempio alimentari, vestiario, viaggi) andando a ridurre l’afflusso di fondi ai progetti di lungo termine determinando un incremento dei tassi di mercato su tali scadenze.

L’incremento dei tassi di mercato tenderà a far scendere i prezzi degli attivi che esprimono redditività nel lungo termine, secondo il meccanismo di sconto sopra richiamato, e tenderà a rendere economicamente non profittevoli parte degli investimenti intrapresi, determinando una grave crisi nei comparti economici coinvolti ed in parte del sistema bancario più esposto. La presenza della banca centrale serve, in questo contesto, a fornire liquidità al sistema bancario (con denaro creato dal nulla a fronte di attivi, anche prestiti, forniti in garanzia da sistema bancario) evitando un collasso sistemico ed una corsa agli sportelli che vedrebbe il sistema bancario ampiamente insolvente in quanto parte dei depositi in conto corrente sono impiegati a termine e non possono rientrare con facilità.

Da quanto succintamente esposto appare chiaro che il meccanismo stesso di funzionamento del sistema bancario, nella sua attuale configurazione, contribuisce a determinare le fasi di boom e di successiva inevitabile ricaduta del sistema economico con tutte le pesanti conseguenze in termini di risorse inutilizzate (disoccupazione) e di crediti deteriorati che stiamo amaramente riscontrando in questi anni.

Se questi sono gli effetti perché non si sono effettuate scelte diverse? Da parte del sistema bancario l’interesse è evidente in quanto la possibilità di disporre dei fondi dei correntisti per i propri impieghi fornisce una importante fonte di lucro, mentre, a fronte dei rischi connessi, sussiste la garanzia da parte della banca centrale come sostegno per cercare di superare le inevitabili crisi che si troverà ad affrontare. Da parte dei governi sussiste altresì l’interesse di avere una importante fonte di finanziamento dei debiti pubblici (detenuti in percentuali consistenti dal sistema bancario che utilizza in questo, come per i crediti, parte dei fondi dei correntisti) sempre in aumento e che imporrebbero, in presenza di tassi di mercato elevati, gravosi costi economici e soprattutto politici da sopportare.

Sicuramente la concezione attuale del sistema non ha al centro l’uomo e non si cura particolarmente degli interessi dei popoli, ma è pensata come sistema di governo e pianificazione centralizzata del sistema economico per permettere il mantenimento dei privilegi attuali.
Si è cercato di sintetizzare tematiche anche complesse che necessiterebbero di approfondimenti ed ulteriori analisi. Se di interesse invito ad avvicinarsi agli autori della Scuola Austriaca di economia (Von Mises, Hayek, Rothbard, Huerta de Soto) che con le loro analisi e proposte offrono alternative all’attuale modalità di funzionamento del sistema bancario basandosi sulla promozione dell’attività umana e delle libertà dell’individuo. A questo proposito si consiglia l’esauriente opera del professor J. Huerta de Soto “Moneta, Credito Bancario e Ciclo Economico” che esamina sotto ogni punto di vista le criticità dell’attuale sistema proponendone una soluzione alternativa che pone finalmente l’uomo e la libertà individuale al centro del sistema economico. Concludo con l’auspicio che i gravi costi economici e di sofferenza comportati dal contesto attuale di crisi economica possano contribuire a sollecitare le analisi e le ricerche che favoriscono una evoluzione verso sistemi che mettano effettivamente l’uomo e le sue esigenze al centro del sistema economico.

Cordiali saluti,
Giovanni Bonoli

Carissimo Bonoli,
mille grazie per la sua lunga lettera, che ho dovuto tagliare per motivi di spazio nell’edizione cartacea ma che pubblichiamo nella sua versione integrale su questo sito.
Condivido molto la sua analisi con la quale ha illustrato con ampiezza le difficoltà di diverse economie e ha spiegato i motivi che ci hanno portato in questa situazione di stagnazione e di recessione che ha aperto scenari nuovi, a volte paradossali, come quelli ad esempio dei tassi negativi. In ogni caso, direi, non disperiamo.
Con fiducia guardiamo in faccia alla realtà per attraversarla, consapevoli che ognuno di noi gioca la sua parte.

Cordialmente.
Francesco Zanotti
zanotti@corrierecesenate.it

Pubblicato giovedì 25 Agosto 2016 alle 00:00

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