Gmg 2016, nei volti dei ragazzi la gioia e la felicità di essere cristiani

L’evento ha lasciato il segno nel cuore di molti e ha fatto dimenticare i contrattempi dovuti al caldo, ai temporali, ai tram rotti, alla fatica, ai pranzi saltati

Alice di tre anni, che ha partecipato, con i genitori Barbara e Giacomo di San Giorgio di Cesena, alla sua prima Gmg. Un cellulare smarrito al Campus Misericordiae in mezzo a un milione e mezzo di giovani festanti, scampato ad un temporale torrenziale, ritrovato e rispedito alla proprietaria, Maria Battiato di Cesenatico.

Il viaggio di ritorno del Pullman 14, con a bordo i 50 cesenati del pacchetto B, che hanno trasformato le sette ore di ritardo accumulate in seguito alla doppia rottura dell’autobus in sette ore di pura allegria.

Tre istantanee curiose, le prime che mi sono venute in mente ma non le uniche, che dicono di un’esperienza, quella della XXXI Giornata mondiale della gioventù di Cracovia, che ha lasciato il segno nei cuori di molti, compreso il mio. Che racconta di giornate faticose, di disagi, di file, di intoppi e ingorghi in una città fin troppo lillipuziana per ospitare l’evento, ma che ha saputo accogliere con gioia centinaia di migliaia di giovani festanti da tutto il mondo, facendo dimenticare i contrattempi dovuti al caldo afoso, ai temporali, alle fatiche del cammino, ai tram rotti, ai pullman in panne, ai pranzi saltati perché non facilmente accessibili.

Ho visto quasi tutti i paesi rappresentati. Anche le zone del globo più ’difficili’, o dove i cattolici sono minoranza. Ho visto sventolare nei cieli di Cracovia i vessilli di Palestina, Israele, Ucraina, Bosnia-Erzegovina, Libano, Nigeria, Iraq, Egitto, Giordania. Ho visto i cattolici del mondo anglosassone. I giovani cattolici della laicissima Francia. I rumorosi e coloratissimi sudamericani, mai domi nei loro canti, e i lontanissimi australiani. Con loro ci siamo scambiati gadget, abbiamo riso e cantato.

Che dire poi dei padroni casa. Ne abbiamo conosciuti tanti durante il nostro soggiorno e tutti abbiamo potuto testare il cuore grande dei polacchi quando ci hanno accolto nelle loro case, nella settimana dei gemellaggi, e in quella successiva.

Tra le “hit” più ascoltate tra i vicoli della città quella degli spagnoli, che non ha bisogno di traduzione: “Esta es – la joventud del Papa”. O il coro “italiano batti le mani”, che ci ha fatti riconoscere ovunque. Quante volte Cesena-Sarsina si è unita a loro, o ha dato il via al coro “Romagna mia” per le strade intasate della città, in attesa di un tram che non arrivava mai, o con la pioggia fedele compagna pomeridiana. Ma anche in un ameno autogrill austriaco, quando il pullman proprio non ne voleva sapere di ripartire.

Le distanze continentali sono improvvisamente sparite, le frontiere e le dogane azzerate. Sì, questi giovani sono il sale delle nostre parrocchie. Ho visto nei loro volti la gioia di essere cristiani. Li ho visti pregare insieme ai compagni senza che gli fosse imposto, o avvicinarsi al sacramento della confessione. Perché non è stata solo un magnifica esperienza di vita, di viaggio, di festa. Questi giovani son stati chiamati per testimoniare la gioia del Vangelo e hanno risposto presente. Ho visto un popolo in festa, unito nel nome di un’unica grande fede. Un patrimonio giovane da non disperdere, in grado davvero di costruire di ponti e abbattere muri, anche quelli del cuore.

M.mosc.

Pubblicato giovedì 25 Agosto 2016 alle 00:00

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