Dico a te: “Ci stai?”

di Francesco Zanotti

“Ci stai?”. Sembra ancora di sentirlo, il Papa al Campus Misericordiae durante la Gmg di Cracovia, davanti a un milione e seicentomila giovani. Una folla sterminata di ragazzi, dopo giorni di fatiche indicibili e camminate interminabili, sono lì, davanti a quel padre anziano vestito di bianco. Lo ascoltano in silenzio. Anzi, è lui che chiede a loro di stare in silenzio. Un momento d’oro, prezioso, da fermare, con il cuore in preghiera a Dio a cui chiedere un futuro di pace e di fratellanza.

Una richiesta che ha dell’incredibile, ma che in quel luogo si intuisce possibile. Risuona ancora oggi, a distanza ormai di un mese da quelle giornate indimenticabili, l’invito di Bergoglio che scuote i giovani, li sveglia dal torpore del divano per invitarli sulle strade della vita, a camminare, a marciare sicuri, in compagnia di tanti amici che condividono la stessa esperienza, che si schierano per il bello, il buono, il vero.

Sembra di ascoltare don Benzi, con quel suo “dai, ci stai?” che Francesco fa suo in una serata in cui sferza i giovani che gli si stringono attorno, lo cercano, lo applaudono. “Oggi Gesù chiama te – dice il Pontefice che indica ciascuno dei presenti, uno a uno -. Chiama te a lasciare la tua impronta nella storia”.

“Cari giovani – dice ancora Francesco nella veglia del 31 luglio in Polonia – non siamo venuti al mondo per vegetare, per passarcela comodamente”. Usa un linguaggio diretto, schietto, alla maniera dei ragazzi che da tutti i continenti sono venuti per incontrarlo. Sa benissimo che in pochi minuti si gioca tutto. Sa che queste nuove generazioni cercano punti di riferimento. Da lui si aspettano indicazioni chiare, anche esigenti, ma senza giri di parole.

Poi arriva l’invito a fare un “ponte primordiale: stringetevi la mano. È il grande ponte fraterno – spiega il Papa – e possano imparare a farlo i grandi di questo mondo, ma non per la fotografia – quando si danno la mano, pensano a un’altra cosa -, bensì per continuare a costruire ponti sempre più grandi. Che questo ponte umano sia seme di tanti altri”.

La scossa è per tutti, non solo per quanti sono presenti a Cracovia. Invece di alzare muri, siamo chiamati a costruire ponti. È solamente l’esatto contrario. L’invito è alla conversione, a cambiare vita, modo di pensare, agire, ragionare, progettare. Francesco vuole giovani, e tutti noi, protagonisti del proprio destino e non in balia delle mode e delle vecchie e nuove droghe, anche “quelle socialmente accettate che finiscono per renderci schiavi”.

Ascoltiamo ancora il suo pressante invito: “Ci stai?”. Ne va di te, di me, di noi e della nostra libertà.

Corriere Cesenate 30-2016

Pubblicato martedì 23 Agosto 2016 alle 18:30

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