Carisp, rete filiali sana

I prestiti a clienti insolventi autorizzati “dall’alto”

CESENA – “I numeri dimostrano come la rete degli sportelli sia sana: i direttori di filiale non hanno concesso prestiti alla leggera”. Si tratta di uno dei passaggi più significativi pronunciati dalla neopresidente Carisp Cesena Catia Tomasetti in risposta agli interventi degli azionisti, riuniti in assemblea il 3 luglio scorso.

I dati snocciolati sembrano confermare l’assunto. I prestiti concessi a clienti diventati insolventi sono stati decisi tre volte su quattro direttamente dai vertici dell’Istituto (Consiglio di amministrazione 40,2 per cento, Comitato esecutivo 33,5 per cento). Il resto sono opera della Direzione generale (10 per cento), Direzione crediti (9,9 per cento) e solo il 6,4 per cento della rete delle agenzie.

Negli anni la qualità del portafoglio crediti Carisp è progressivamente peggiorata, dal 12,9 per cento di crediti incagliati nel 2011 al 28,4 del 2014, fino al 35,8 per cento di fine dicembre 2015 (pari a 1,32 miliardi di euro sul totale lordo di 3,7 miliardi di impieghi). I crediti erogati a soggetti diventati insolventi sono cresciuti, a partire dal 2011, con un tasso di crescita medio annuo del 34 per cento, da 247 milioni di euro fino a 804 milioni di euro di sofferenze lorde a fine 2015.

Difficoltà dovute in primo luogo al settore immobiliare e delle costruzioni che, da solo, pesa per il 40 per cento sul portafoglio crediti della Crc. Uno sbilanciamento attuato nonostante i segnali di crisi, presenti sin dal 2008, e nonostante le banche concorrenti avessero una concentrazione nel settore pari a circa la metà della Carisp.

Colpisce anche un altro dato illustrato in assemblea dalla nuova dirigenza: circa 500 milioni di euro di crediti sono riferibili ad appena 138 clienti diventati insolventi, mentre nel portafoglio crediti della banca ci sono molte posizioni di importo elevato (88 casi con affidamenti superiori a 5 milioni di euro).

Numeri che, nel corso dell’ispezione dello scorso anno, allarmarono la Banca d’Italia. Tanto da stabilire che la Carisp “non avesse individuato e gestito i crediti con sintomi di anomalia o già deteriorati”, mentre “le regole approvate dal Cda per la valutazione degli immobili a garanzia, e per la determinazione degli accantonamenti, presentavano margini di miglioramento” e quelle stesse regole erano di fatto disattese.

Criticità che hanno costretto la Crc ai maxi accantonamenti odierni, che mettono in sicurezza i conti e il futuro della Carisp.

MiB

Pubblicato giovedì 14 Luglio 2016 alle 00:02

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