La canonica si fa casa per immigrati: a Bagnile è realtà

Sarà la canonica di Bagnile a ospitare la nuova casa per l’accoglienza profughi voluta dalla Chiesa di Cesena-Sarsina e gestita dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi.

Dopo la sottoscrizione del comodato d’uso, tra la Diocesi e l’Apg23, avvenuta nel mese di maggio, sono ora in corso i lavori di adeguamento e ristrutturazione, al termine dei quali sarà possibile ospitare 10 persone.

Il responsabile del progetto è Giorgio Pollastri, membro dell’associazione Papa Giovanni dagli anni Ottanta, quando aprì una comunità terapeutica nel ravennate. Oggi, insieme alla moglie Rosa, gestisce una casa famiglia a Savignano sul Rubicone. Negli anni Novanta Giorgio è stato in Sud America e poi in Croazia e Bosnia dove la sua associazione è stata chiamata dai vescovi locali per l’apertura di alcuni centri.

Ad affiancare i coniugi Pollastri nel progetto a Bagnile ci sarà anche Osas, 35enne nigeriano, fabbro, accolto dalla famiglia di Giorgio dopo un percorso migratorio ed ora, a tutti gli effetti, loro collaboratore.

L’esperienza con i primi profughi per Giorgio Pollastri inizia in una struttura ricettiva di Cattolica voluta da don Oreste Benzi, inizialmente pensata per creare nuove opportunità di reinserimento lavorativo, poi aperta all’accoglienza di rifugiati politici nei periodi invernali.

“Durante un ritiro della Comunità a Rimini, don Oreste mi propose di prendere in mano un albergo da far ripartire. Sul momento rimasi perplesso, ma poi mi sono fidato di lui e per anni, mantenendo la casa famiglia con mia moglie, ho fatto il pendolare tra Savignano e Cattolica per gestire l’hotel. Inizialmente è stato necessario ristrutturare gli ambienti, poi si è dovuto pensare alla ripresa delle attività ricettive e, una volta riavviate, è stato possibile dare lavoro a molte persone che, dopo un percorso rieducativo, hanno avuto la possibilità di un reinserimento nel mondo del lavoro”.

Camerieri, cuochi, operatori di sala e tutto ciò che occorre per far funzionare un albergo a tutti gli effetti, così sono state rimesse in movimento tante vite, attraverso la possibilità di un’occupazione. “Nel 2012 abbiamo attivato i primi tirocini con alcune persone straniere in Italia come richiedenti asilo politico. Dal 2013 l’hotel è rimasto aperto anche per tutto l’inverno come struttura di accoglienza per profughi. Prima 24, poi in aumento, fino a 80 persone di 7 etnie diverse”.

Anche la moglie Rosa è coinvolta nei progetti di accoglienza. I ragazzi africani hanno una cultura di estremo rispetto per la figura femminile e, nell’hotel Royal di Cattolica, Rosa era diventata la persona dalla quale i ragazzi si sono sentiti accuditi, nei semplici lavori di stireria e lavanderia, ma anche spronati a prendersi cura del loro aspetto esteriore e della gestione del vivere quotidiano.

Un compito non facile per Giorgio, che lo ha segnato profondamente. “Questa esperienza con i profughi ha lasciato un segno in me: è stato molto di più il senso positivo assaporato che la fatica affrontata. Queste persone hanno molto da insegnarci. Conoscere i motivi per cui lasciano i loro Paesi e i loro cari, basta a rimettere ordine nelle nostre priorità”.

“A Bagnile – prosegue Giorgio – vogliamo dar vita a una casa aperta. Le persone che arriveranno hanno bisogno del nostro aiuto e noi non possiamo rimanere indifferenti”.

Una volta che la struttura sarà funzionante e la Prefettura assegnerà i primi ospiti, l’impegno principale sarà quello di seguire queste persone nelle loro necessità. Prima le visite mediche e le eventuali vaccinazioni, poi la ricostruzione dei percorsi di vita di ciascuno: gli avvocati dovranno ascoltare le loro storie, spesso segnate da dolore e soprusi subìti, per accertare ed eventualmente riconoscere lo stato di rifugiato politico, anche in base alla situazione oggettiva dei Paesi di loro provenienza.

Molti di loro desiderano raggiungere persone care in Italia o in altri Paesi europei e perciò sono solo di passaggio. Altri invece non hanno una meta precisa, ma il desiderio di una vita più dignitosa. Solo lo sbarco in terre europee consente di poter esercitare il loro, eventuale diritto, dopo i dovuti e rigorosi accertamenti, a essere riconosciuti quali rifugiati politici e ottenere così un permesso di soggiorno.

I tempi per il rilascio del permesso possono variare da caso a caso, da un minino di sei mesi a un intero anno. Nell’attesa, Giorgio penserà a come far trascorrere ai suoi ospiti giornate costruttive e orientate alla loro vita futura.

Il corso di lingua italiana sarà tra le prime attività da organizzare, insieme all’apprendimento di lavori manuali, la gestione costruttiva del tempo libero. La casa di Bagnile dispone di un campo da calcio e questo certamente si presterà per organizzare tornei per gli ospiti e, ci si augura, insieme ai nuovi amici italiani che vorranno conoscerli.

Giorgio desidera anche che la casa possa diventare un vero e proprio punto di presa di coscienza. In questo senso le idee non gli mancano. “Sarebbe auspicabile proporre una serie di incontri di sensibilizzazione, momenti di condivisione, in modo che dalla casa di accoglienza possa prendere forma un percorso di educazione e conoscenza di queste realtà. È facile che davanti al nuovo e allo straniero si alzino barriere di paura e pregiudizio. Far conoscere i problemi concreti che queste persone devono affrontare sono certo che possa aiutare a far cadere tanti muri anche dentro di noi”.

Elisa Romagnoli

Pubblicato giovedì 23 Giugno 2016 alle 00:01

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