Cammini: Cesena e Roma mai così vicine

Nell’anno giubilare 353 chilomentri a piedi per raggiungere la Capitale

Rinunciare al superfluo per rifugiarsi nell’essenzialità di uno zaino e di un paio di scarpe comode. Viandanti moderni, i cesenati Lazzaro Dall’Acqua, il figlio Francesco e i coniugi Rita Ricci e Mauro Campidelli nell’anno giubilare hanno raggiunto Roma contando solo sulle gambe e sulla determinazione.

Oltre 350 chilometri a piedi, articolati in 13 tappe, con partenza da Cesena il 28 aprile e arrivo in piazza San Pietro l’11 maggio, giusto in tempo per l’udienza di papa Francesco. Una media di 30 chilometri al giorno in un itinerario inedito, tra sentieri immersi nel silenzio e strade roboanti.

“Con l’aiuto del web, mio figlio ha predisposto un percorso ad hoc tenendo conto del tempo limitato a nostra disposizione – spiega Lazzaro Dall’Acqua -. La tecnologia oggi dà veramente un aiuto: permette di trovare in breve tempo strutture per l’accoglienza e il ristoro. Non c’è il rischio di perdersi o di trovare cattive sorprese. Ma bisogna camminare lasciandosi sempre sorprendere da quello che ci circonda. E lo spirito con cui si affronta il tragitto è lo stesso dei pellegrini del Medioevo”.

Raggiungere la capitale della cristianità a piedi è un desiderio che Rita e Mauro serbavano fin dal Giubileo del 2000. “All’epoca i nostri figli erano troppo piccoli. Questa era l’occasione giusta anche se per motivi di salute la mia partecipazione è stata in forse fino all’ultimo. Questa nostra passione è nata con il percorso sulle tracce di San Francesco e le passeggiate lungo le nostre bellissime colline”, afferma Rita Ricci che insieme al marito ha affrontato il cammino La Verna-Poggio Bustone (Rieti) e per ben tre volte quello di Santiago de Compostela, il più antico e frequentato.

“Il cammino è un modo per mettersi alla ricerca di se stessi: imparare ad ascoltarsi e saper cogliere le sollecitazioni che vengono dall’esterno, come gli splendidi paesaggi”, prosegue Rita Ricci, che nella passata legislatura è stata presidente del Consiglio comunale di Cesena. Lungo il percorso si incontrano persone e vite, lontano dalla frenesia della modernità.

“Il rapporto con gli altri cambia rispetto a quello della quotidianità: va oltre l’aspetto amicale, è più empatico e non c’è spazio per i fronzoli – aggiunge Mauro Campidelli -. Il nostro pellegrinaggio è stato scandito nella giornata da momenti di preghiera. Per quanto mi riguarda è l’unico modo per staccare dal lavoro”.

Un passo dietro l’altro, giungendo insieme a destinazione, dopo essersi sostenuti a vicenda nei momenti di sconforto e disagio, come camminare per ore sferzati dalla pioggia o andare a letto a stomaco vuoto. “E’ un’esperienza di essenzialità in tutto. Si cerca di fare il vuoto per arricchirsi di quello che il cammino ti offre. Non è una semplice prestazione atletica, perché le gambe contano relativamente. E raggiungere la meta non è mai scontato”, conclude Rita.

Sono tanti i motivi per mettersi in cammino e spesso alla base del viaggio c’è la spinta spirituale. “Quasi ogni anno cerco di dedicare due settimane per ripensare la mia vita e ritrovare quella serenità da spendere poi nel lavoro, in famiglia e nella società – commenta Lazzaro Dall’Acqua, che è presidente del circolo Acli di Ronta -. Nella quotidianità non abbiamo o non vogliamo trovare il tempo per meditare su noi stessi, ma durante il tragitto non ci sono scuse e la riflessione è continua. E non di rado è nel cammino che si trovano le risposte di cui si andava in cerca”.

Francesca Siroli

Pubblicato giovedì 16 Giugno 2016 alle 00:00

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