L’Eucaristia genera e nutre l’amore fraterno

di Douglas Regattieri*

Preceduto da un incontro ecumenico (martedì 17 maggio) e uno multimediale (giovedì 19 maggio) e dal pellegrinaggio dei bambini del catechismo al Monte (sabato 21 maggio), il Congresso eucaristico ha preso il via con la Messa, domenica 22 maggio, presieduta da monsignor Piero Marini e concelebrata da una trentina di sacerdoti, quindici diaconi e molti fedeli convenuti in Cattedrale dalle diverse parrocchie della Diocesi.

In questa seconda riflessione, dopo la prima pubblicata dal Corriere della settimana scorsa, mi concentro sul tema del Congresso che abbiamo scelto adottando la frase della Didachè (la Dottrina dei Dodici apostoli): Se condividiamo il pane celeste, come non condivideremo quello terrestre? Abbiamo così voluto sottolineare il nesso inscindibile tra Eucaristia e carità.

Dopo aver ricordato che l’Eucaristia pone la Chiesa in una relazione verticale verso Dio, Giuseppe Dossetti in un suo scritto (Per la vita del mondo, Dehoniane, Bologna 1989) afferma che “nell’Eucaristia è anche generato e nutrito l’amore, per così dire, orizzontale, che urge alla missione verso il mondo, prolungamento delle missioni trinitarie.

Nel cap. 24 di Luca si ha una concentrazione di alcuni flussi vitali della Chiesa. Il Risorto viene tra i suoi, donando loro la pace, cioè la pienezza dei beni messianici, si fa riconoscere come il Crocifisso, cena con loro e dà loro la chiave per l’interpretazione della Scrittura, e finalmente li invia a predicare la conversione e la remissione dei peccati a tutte le genti, dopo che avranno ricevuto lo Spirito Santo. E il secondo capitolo degli Atti metterà in luce tutto questo nella pratica della Chiesa nascente, mostrando la comunità riunita per lo spezzare il pane e a un tempo aperta a gesti concreti di condivisione e servizio autentico, specialmente verso gli ultimi”.

Nell’Eucaristia la Chiesa esprime un amore verticale e uno orizzontale. Il primo mette i credenti in relazione con Dio e il secondo li pone in relazione tra di loro, dando testimonianza di carità fraterna. Il primo, l’amore verso Dio, in realtà è la risposta a un Amore che li precede; è Dio che per primo ama gli uomini e viene loro incontro, donando il suo Figlio per la loro salvezza: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Cfr Gv 3,16); il secondo amore, quello verso gli uomini, costituisce la verifica dell’autenticità del primo ed è perciò a esso strettamente congiunto.

Lo aveva espresso molto bene anche san Paolo, quando rivolgendosi ai cristiani di Corinto li aveva messi in guardia: “Sento dire che quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra di voi” (1 Cor 11,18). Perciò, ammoniva l’apostolo: “Quando vi radunate insieme, il vostro non è un mangiare la cena del Signore” (1 Cor 11, 20). Mangiamo veramente la cena del Signore e la viviamo nella verità, se esercitiamo la carità fraterna, in un rapporto di unità intensa e convinta sia coi vicini che con i lontani. L’Eucaristia vera porta a rafforzare i legami di fraternità.

L’Eucaristia fa cioè la Chiesa e al tempo stesso ne è espressione più vera e più autentica. Vuole essere questo – in conclusione – il messaggio del nostro Congresso che siamo chiamati ad accogliere, a raccogliere e a tradurre nella vita quotidiana delle nostre comunità.

*vescovo di Cesena-Sarsina

Corriere Cesenate 21-2016

Pubblicato martedì 24 Maggio 2016 alle 18:30

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