L’editore Roberto Casalini interviene su 25 aprile e strage della Rocca

Noi ribadiamo il dovere di un ricordo anche per i vinti

Sono un affezionato lettore del «Corriere Cesenate», ora concorde con quanto scrivete, ora discorde, ma senza mai sentire il bisogno di scrivervi. Questa volta – e in relazione al numero di giovedì 28 aprile – non posso tacere, perché mi pare che l’editoriale di Zanotti – in combinato disposto con l’ennesima giaculatoria (…) di Giorgio Villa – abbia toccato un vertice politicamente, culturalmente, storicamente non ammissibile: una vera e propria sporcizia nella storia del Vostro giornale.

Dunque, il 25 aprile, quello che fu nella storia d‘Italia stagione materna e luogo della nascita della nostra Costituzione Repubblicana; il sacrificio di migliaia di giovani, molti dei quali medaglia d’Oro al valor militare; le vittime delle carceri e dei confini fascisti; l’eroismo di quella parte del nostro esercito che non cedette alle violenze naziste e non si piegò alla vergogna di Salò; il coraggio e i sacrifici degli uomini e delle donne dell’8ª Brigata Garibaldi e dei GAP che operarono nella nostra città e nel nostro territorio a rischio della vita; gli stessi preti che salvarono ebrei e aiutarono i partigiani, le tante donne che in tutta la nostra campagna aiutarono le vittime e i fuggiaschi, quando non esercitarono il loro ardimento nel compito di staffetta partigiana, tutto questo è per Voi nulla o vale tutt’al più per farvi sottoscrivere l’idea che essi combattevano per realizzare la dittatura comunista e non per liberare l’Italia dall’occupazione nazista e dalla vergogna fascista.

Come fanno i fascisti che ancora sopravvivono in una loro oscurità e cecità della storia, avete evitato di organizzare la decenza almeno di una pur giusta celebrazione nascondendovi dietro episodi gravissimi e dolorosi che sono tuttavia episodi e che in nulla scalfiscono la grandezza e il significato della Resistenza: in nome di una giusta pietà verso coloro che furono crudelmente e inutilmente trucidati avete azzerato la pietà, il cordoglio, la riconoscenza verso quanti combatterono, soffrirono e morirono anche per Voi, magari per rendervi addirittura possibile la vergogna di questa Vostra presente faziosità.

Ma avete una qualche memoria dei sindaci partigiani della nostra città? Avete memoria dei nostri giovani partigiani trucidati nelle carceri fasciste e di Gastone Sozzi, che morì prima dei giorni del riscatto? Non siete minimamente in grado di capire che, grazie allo spazio dato a un provocatore e grazie al piffero di accompagnamento di un editoriale indecente Vi siete schierati con l’ala peggiore della nostra cultura politica, quella che impiega tutte le sue forze per cancellare il 25 aprile?

Non posso tacere, infine, che la conclusione di Zanotti, con quel suo invito a superare le barriere, è un giusto vertice della sua ideologia: le barriere non possono essere superate se a settant’anni dal 25 aprile esistono ancora posizioni come queste, che valgono ad alzare barriere, negare valori, rovesciare un almeno decente riconoscimento della verità.

Non me lo aspettavo. Ne sono tramortito e addolorato. (…) Con buona pace di chi alza siffatte barriere, di chi non conosce la storia, o finge di non conoscerla, ora e sempre, Resistenza.

Cordiali saluti.
Roberto Casalini

Pubblico integralmente la lettera di Roberto Casalini, anche se a tratti la trovo quasi offensiva. Ma fa lo stesso. I due brevissimi tagli che i lettori trovano riguardano banali inesattezze e una prima richiesta di non pubblicazione, poi superata dopo uno schietto e rapido scambio di email. Lascio il giudizio ai lettori.

Cito solo i due editoriali dello scorso anno: il mio del 7 maggio dal titolo “Vinti: il dovere del ricordo” e quello della settimana successiva di Michelangelo Bucci “L’ennesimo ricordo mancato”, solo per sostenere che non è da oggi che ci occupiamo di questi tragici fatti; e ancora, il pezzo del professor Giovanni Maroni del 13 febbraio 2004 in cui scrive: “I fatti sono questi, documentarli è un dovere e così ricordarli, senza strumentalizzarli per una tesi di parte, ad ammonire che homo res sacra homini est (Seneca), sempre, anche quando si scatena la bestia della vendetta e del linciaggio: tu non uccidere”.

Non mi pare occorrano altre parole, anche perché se iniziassi una pur minima replica, non mi sarebbe sufficiente lo spazio di un’intera pagina, a cominciare dal commentare quel “vertice della sua (intesa come mia, ndr) ideologia” che trovo come uscita… senz’altro originale.

Francesco Zanotti
zanotti@corrierecesenate.it

Pubblicato giovedì 5 Maggio 2016 alle 00:01

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