Commento al Vangelo – VI domenica di Pasqua – Anno C

Amare il Signore significa vivere il Vangelo

Domenica 1° maggio (Anno C) – VI Domenica di Pasqua
At 15,1-2.22-29; Sal 66; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29

Nella sesta domenica di Pasqua la liturgia ci propone il brano del Vangelo secondo Giovanni che conclude, nell’ultima cena, il primo discorso di Gesù sull’amore. Si sta avvicinando sempre più il momento del distacco e il Signore lascia ai discepoli il suo testamento spirituale. Indica loro ciò che devono fare in attesa del suo ritorno. Per questo le sue parole non sono rivolte solo ai dodici, ma anche a noi e ai discepoli di tutti i tempi.

Gli aspetti che risaltano sono tre: l’invito a osservare la sua parola, il dono dello Spirito Santo e la promessa della pace. Amare il Signore significa osservare la sua parola, custodirla, metterla in pratica, cioè vivere il Vangelo. L’amore verso Gesù non è un sentimento, un’emozione o in primo luogo compiere gesti di carità e recitare preghiere, ma un lasciarsi amare e accogliere il suo amore. “È la risposta al dono dell’amore, col quale Dio ci viene incontro” (Benedetto XVI, Deus Caritas Est 1). Noi siamo quindi capaci di amare e osservare la sua parola se riconosciamo che per primi siamo stati “gratuitamente” amati.

La parola che il discepolo osserva può essere compresa pienamente e resa sempre attuale e salvifica solo grazie all’intervento del Paraclito, lo Spirito Santo. Fra i segni della presenza dello Spirito Santo, cioè dell’Amore di Dio in mezzo a noi, il brano evangelico ci ricorda il dono della pace. La pace di cui parla Gesù è diversa dalla pace del mondo perché è prima di tutto un dono di Dio poi anche un compito dell’uomo. Non consiste nell’assenza di guerre e conflitti, ma in una pace interiore, del cuore, della persona con se stessa e con Dio. La pace di Cristo nasce dalla fede in Dio che ci ama e dalla certezza che Egli ha in “pugno” la nostra vita e la storia.

Papa Francesco, il 20 maggio 2014 nella Meditazione mattutina nella cappella della Casa Santa Marta, aveva affermato che la pace che ci lascia Gesù: “È una persona, è lo Spirito Santo” e “quando lo Spirito Santo è nel nostro cuore, nessuno può togliere la pace. È una pace definitiva!”. Il nostro compito, allora, sarà di custodire e testimoniare questa pace.

Il Vangelo di questa domenica ci aiuta a scoprire la figura di Maria, nel primo giorno del mese di maggio a Lei dedicato. Le espressioni rivolte da Gesù ai discepoli si possono applicare al massimo grado proprio a Lei: la prima e perfetta discepola. “Maria ha osservato per prima e pienamente la parola del suo Figlio, dimostrando così di amarlo non solo come madre, ma prima ancora come ancella umile e obbediente; per questo Dio Padre l’ha amata e in Lei ha preso dimora la Santissima Trinità.” (Benedetto XVI, Regina Caeli, domenica 9 maggio 2010).

Marco Castagnoli

Pubblicato giovedì 28 Aprile 2016 alle 00:00

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