Via dalla persecuzione

A Madonna del Fuoco la testimonianza della famiglia siriana Daoud

CESENA – La festa della famiglia nella parrocchia di Madonna del Fuoco a Cesena ha visto, domenica scorsa, la presenza di ospiti speciali. Un arricchimento per tutta la comunità è stata la testimonianza portata da Samaan Daoud, siriano, e dalla sua famiglia, la moglie Rim e i due figli adolescenti, sulle difficoltà di essere cristiani in Siria oggi e sulla situazione di quel Paese martoriato dalla guerra. Oggi la famiglia Daoud vive in Italia, ospite di una parrocchia romana. Sono qui con regolare visto anche se, hanno detto, “il nostro cuore lo abbiamo lasciato in Siria”.

Samaan, 46 anni, è riuscito a portare in salvo la famiglia grazie anche agli studi compiuti. Nel suo paese, prima della guerra, svolgeva la professione di guida turistica per gruppi di pellegrini, specializzato in storia della chiesa. Questo dopo che, negli anni ’90, ha studiato lingua italiana all’Università per stranieri di Perugia e ha conseguito il diploma dal Ministero del Turismo come guida turistica in lingua italiana. Con lo scoppio della guerra, nel 2011, ha iniziato ad accompagnare giornalisti inviati di guerra, sia italiani che stranieri, nelle varie zone del suo Paese, coltivando amicizie e contatti.

La sua famiglia è cristiana di rito greco melchita cattolico, “cantiamo in greco antico, siamo discendenti del re di Bisanzio, e siamo cattolici uniti al Papa di Roma”, spiega in un italiano perfetto, sottolineando, poi, come quando si parli di cristiani in Siria si parli di una presenza millenaria in Medio Oriente. “Non siamo diventati cristiani ieri. Siamo originari di questa terra. A Damasco San Paolo ha avuto la sua conversione. Da lì è nata tutta la sua vita cristiana che dalla Siria lo ha portato in Occidente”.

Anche Samaan è originario di Damasco e i ricordi di cui parla, sin da ragazzo, sono quelli di una convivenza pacifica tra cristiani delle varie confessioni e musulmani. “Invece di considerare le diversità una ricchezza del Paese, stanno cercando di metterci gli uni contro gli altri”.

È la storia millenaria di una convivenza fra genti di fede diverse a essere messa in discussione. “Quando lo straniero è andato via, nel 1917, non ci sono mai state guerre religiose. Oggi in Siria ci sono combattenti arrivati da 83 paesi diversi. Se ne contano 40 mila, tremila provengono dall’Europa, sono musulmani di seconda generazione, i cosiddetti Foreign Fighters. Allora non date ascolto a chi dice che quella siriana è una guerra civile perché la maggior parte dei capi jihadisti non sono siriani”.

I cristiani sono tra i gruppi più perseguitati. “Prima abitavamo alla periferia di Damasco. Quando in quel quartiere sono caduti quattromila colpi di mortaio e sono state fatte saltare in aria 17 autobombe abbiamo deciso di trasferirci in un quartiere centrale della città, a maggioranza cristiana, sotto il controllo di Assad. Perché sotto il governo di Damasco i cristiani possono esercitare più liberamente la propria fede”.

Ma poi anche lì i cristiani sono stati presi di mira. “Abbiamo resistito quattro anni e mezzo, e pensando al pericolo soprattutto per i nostri figli, siamo andati via e abbiamo trovato accoglienza in Italia”. Un colpo di mortaio è caduto nell’ingresso del suo palazzo, un altro ha colpito un muro dell’aula della scuola del figlio. “La più grande paura per noi era quando mandavamo i figli a scuola”.

Samaan ha visto la comunità cristiana dimezzarsi, e chiama ‘martiri viventi’ quelli decisi a rimanere e resistere nella fede. L’idea di abbracciare le armi per difendersi dal nemico non è mai stata contemplata. “I cristiani in oriente sono sempre stati portatori di pace, testimoni di Cristo che mai ha usato armi contro nessuno. Il cristiano non è abituato a usare la spada”.

Inoltre, “difendersi da chi? Da cosa? Quando l’Italia era occupata dal nazifascismo c’era un nemico ben visibile. Qui in Siria parliamo di gruppi armati, che si fanno guerra l’un con l’altro. Non c’è un nemico definito. Anche le grandi potenze mondiali hanno grosse responsabilità”.

Infine un appello: “Rivolgo a tutti voi un invito a pregare per i cristiani perseguitati. La preghiera ha una grande forza, veramente è una cosa bella e l’unica arma potente contro il male”.

Michela Mosconi

Pubblicato giovedì 21 Aprile 2016 alle 00:02

Trattandosi di un vecchio articolo non è più possibile commentare.

Brevi quotidiane

Ultimi articoli

Ultimi interventi

Parole di Vita

Archivio Documenti